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La legge di Aurelio (che piace tanto ai tifosi): o parli bene del Napoli o non entri

E insomma, ci siamo arrivati. Un giornalista (nella fattispecie, del Mattino) scrive un articolo sgradito al presidente e lui non gli consente di svolgere il proprio lavoro. Ora so bene che qui sopra la posizione è impopolare e che in tanti siete per il rogo dei giornalisti. Guai se vi toccano la vostra squadra del cuore. Andassero ad attaccare i politici (quelli non della vostra fazione, ovviamente). Ma tant’è.E che cosa scriveva in quest’articolo Roberto Ventre? Denunciava paradisi fiscali alle Cayman del buon Aurelio? Presunti brogli nel bilancio? Operazioni losche? No, nulla di tutto questo. Dava solo voce al malumore dei tanti tifosi assiepati a Dimaro, costretti ad attendere ore (spesso invano) per ottenere uno straccio di autografo.
Ora io non so come stiano le cose. Non ho letto la versione del Napoli che evidentemente latita. So bene però qual è la china che questa gestione del Napoli sta prendendo. Una china che piace tanto ai tifosi, ovviamente. O si parla bene del Napoli o non ne puoi parlare. Del resto, la scorsa settimana quei pochi quotidiani che ho letto davano la notizia della campagna abbonamenti senza nemmeno un accenno (non dico un titolo, non sia mai) all’aumento del 25% rispetto allo scorso anno. Anche sul Napolista ho letto commenti (come ho scritto) di tifosi che davano ragione a De Laurentiis: fa bene ad aumentarli, bravo, lo fa per noi.
Questa non è una difesa della categoria, visto che tra l’altro l’articolo in questione dava voce ai tifosi. Ma francamente non capisco come mai in tanti si lamentino dei giornalisti asserviti per poi invece schierarsi quasi come un solo uomo al fianco del presidente del Napoli perché “lui lo fa per il nostro bene”. In ogni caso, l’ho già scritto. E lo ripeto. Qui, sul Napolista, l’amore per il Napoli è secondo all’amore per la libertà di espressione.

Massimiliano Gallo

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