La squalifica di Lavezzi ha aperto un inevitabile dibattito sulla bontà della deliberazione assunta dal giudice Tosel.
Una decisione su commissione dei grandi giornali nazionali? Un tentativo di indebolimento di un Napoli che comincia a far paura? Un provvedimento inevitabile, frutto dell’ingenuità di Lavezzi? Tutte ipotesi credibili, nessuna delle quali rappresenta una verità assoluta.
Svelenita la rabbia della prima ora e accantonate le reazioni a caldo, concediamoci una riflessione pacata sull’accaduto.
L’unico dato certo è che il Pocho poteva sicuramente evitare di cadere nella trappola di quel discreto giocatore di Lega Pro che risponde al nome di Aleandro Rosi. Se “un campione non lo si giudica da un calcio di rigore” (e così non è stato in occasione della partita di Coppa Italia), indubbiamente la sua maturità la si misura da circostanze come quella di sabato sera all’Olimpico. E l’argentino, ahinoi!, ha mostrato una debolezza del suo carattere.
Ho letto tanti commenti di grande dignità, di rivendicazione di una condotta che ci porta, a differenza di altri, a non piangere e a guardare avanti. In attesa dell’esito del ricorso, prepariamoci ad affrontare le prossime partite senza Lavezzi in campo.
Tuttavia, sarebbe un errore non guardare con estrema preoccupazione a quello che accade.
Personalmente, ritengo una grande sciocchezza l’interpretazione dietrologica di chi vede il Milan (o chi per loro) come mandante della squalifica. Non ho mai creduto allo scudetto, e penso che i rossoneri siano gli unici artefici del loro destino. Il divario di organico è significativo, e la partita contro il Parma lo ha dimostrato.
Con un 4-0 senza discussione il Milan ha dato un calcio ad un principio di crisi ed ha chiarito di essere la prima forza del campionato. La differenza di organico è evidente, quando Cassano gioca come sa lui e dalla panchina entra un Robinho e segna due gol in dieci minuti.
Questo tricolore è nelle loro mani, e soltanto loro possono scegliere se buttarlo all’aria.
Piuttosto, io mi preoccuperei di quanto succede alle spalle del Napoli. A mio avviso, diamo più fastidio per la possibilità di raggiungere uno dei quattro posti utili per la Champions a scapito di una tra Roma, Juventus e Lazio (non includo l’Inter, che non avrà problemi a piazzarsi). E su questo aspetto inviterei tutti ad essere vigili e a sollecitare il Presidente a farsi sentire nel Palazzo, come scriveva ieri Max Gallo. Della serie “‘Cca nisciuno è fesso!”.
Cito alcuni casi emblematici.
La gestione dei cartellini in occasione di Catania-Lecce grida vendetta. Tra i giallorossi sono stati ammoniti ben tre diffidati (Gustavo, Olivera e Jeda) ed espulso un giocatore (Giacomazzi) a partita finita, oltre all’allenatore. E domenica incontra la Juventus…
Allo stesso tempo, non possiamo non evidenziare una certa stonatura nella designazione di un arbitro di Lecce per una partita del Brescia, diretta concorrente dei salentini per la salvezza. Iachini ed i suoi ragazzi si sono lamentati non poco per alcune scelte arbitrali (ad es., il fallo di mano in area di Liechtsteiner), ritenendosi penalizzati da Giannoccaro. Nulla da eccepire sulla posizione in classifica della Lazio, finora ampiamente meritata. Tuttavia, questo evento va a sommarsi al fallo di mani di Zarate di qualche mese fa…
Semplici coincidenze? Può darsi, ma resto dell’idea che chi ci sta dietro è da temere più del Milan.
La Champions è un bottino troppo ghiotto e la disponibilità di due soli piazzamenti utili lo rende un obiettivo ancor più complicato da perseguire. Il conseguimento di una di queste due piazze potrà determinare gli equilibri del prossimo campionato e ridefinire le gerarchie del calcio italiano. Il mancato raggiungimento, a sua volta, potrebbe essere vissuto come un fallimento ed innescare una delusione nelle squadre e nei calciatori che non ci riusciranno.
Mai come adesso, non bisogna mollare e tenera alta la guardia, evitando di cadere nel tranello delle provocazioni che hanno l’obiettivo di destabilizzare l’ambiente. Bisogna continuare sulla strada finora percorsa, forti dei nostri mezzi e delle nostre potenzialità. Il percorso per la Champions è segnato e nessuno potrà fermarci.
di Michele Affinito
Lasciamo stare il Milan
e guardiamoci le spalle
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