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Napoli prigioniero di un modulo vulnerabile

Non è più possibile giocare con una difesa a tre, almeno non sempre. Non con il Dossena visto a San Siro, non con il Gargano che da umile imbianchino si crede pittore, non con Maggio se non è al massimo della forma. Tra le tante lezioni che l’Inter ci ha impartito al Meazza è questo, forse, l’insegnamento più importante. Lo scorso anno, sul finire di campionato, se ne accorse pure Mazzarri: difesa a quattro con Campagnaro a sinistra. Fu proprio a San Siro e sempre contro Leonardo l’esperimento più riuscito, quella volta contro il Milan pareggiammo 1-1 e segnò proprio Hugo Boss. Il 3-4-1-2 è un modulo che può funzionare bene quando la condizione fisica è ai massimi livelli e la squadra avversaria non molto attrezzata tecnicamente. Leonardo contro di noi ha vinto il match a centrocampo. Nel secondo tempo, forte del minimo vantaggio ottenuto, ha chiesto ai suoi eccelsi centrocampisti di far circolare velocemente il pallone senza accelerazioni. Persino Stankovic, da trequartista, anziché avanzare le giocate preferiva smistare il pallone con olimpica calma sul centrale difensivo per far ripartire l’azione. Per molti minuti della ripresa l’Inter era una squadra di matador e i calciatori del Napoli erano tori alla ricerca del drappo rosso. Intanto il tecnico livornese insisteva con lo stesso modulo. Il Napoli mazzarriano è squadra di corsa e ritmo. Se l’avversario riesce ad abbassare i ritmi con buoni fraseggi, la compagine azzurra scompare per acclarati limiti tecnici. Insopportabile Gargano: ha il merito di correre e rincorrere tutta la partita, sbaglia però una vagonata di passaggi da rendersi quasi l’uomo in più degli avversari. In un centrocampo a tre, con un regista di fianco, meglio saprebbe mostrare le sue doti. L’equivoco partenopeo parte tutto dall’assortimento di difensori in organico. Chi è veloce manca in centimetri (Grava, Santacroce), chi è alto manca in velocità (Cannavaro, Cribari, Aronica). In una difesa a quattro forse solo Campagnaro potrebbe ben comportarsi, di fianco a lui servirebbe un difensore di buona velocità e centimetri sufficienti ad offrire garanzie sulle palle alte. Assortimento di cui non mancherebbe il centrocampo qualora dovesse schierarsi con tre uomini: c’è la corsa di Gargano, la completezza di Pazienza, la classe di Sosa, i centimetri di Yebda, la sagacia di Hamsik. Il tridente vedrebbe Lavezzi, Cavani e un acquisto da fare oppure Hamsik dietro le punte o Lucarelli vertice centrale. Sono certo che questi pensieri saranno passati anche per la testa di Mazzarri. Un Mazzarri che potremmo intuire succube dello spogliatoio e di alcuni uomini chiave. Persino Donadoni, da allievo di Sacchi, si arrese alla logica dei tre difensori.
Fino ad oggi c’è soltanto da elogiare i ragazzi per i risultati ottenuti. Non sarebbe giusto modulare i giudizi per una sconfitta che francamente ci può stare. Ma, cercando di offrire un piccolo contributo, è utile riflettere su alcune cause della disfatta. In determinate condizioni è stupido intestardirsi sugli stessi schemi, cambiare è spesso simbolo di intelligenza. Siamo a Gennaio e ci aspettano tante partite ancora. C’è un mercato che potrebbe essere utilissimo per cercare di non sciupare tutto il lavoro svolto fino ad ora. Successe già una volta con Reja con il Napoli nelle prime posizioni a Dicembre, non si acquistò nessuno e si finì molto in basso in classifica. Sarebbe molto stupido non imparare dagli errori già commessi. Staremo a vedere. Ora sotto con la Juve, sfida che stavolta potrà davvero farci intendere che campionato sarà.
Valentino Di Giacomo

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