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I 32 colpi gobbi
del pirata Mazzarri

Renato Cesarini, marchigiano di Senigallia che emigrò in Argentina a cercare fortuna, è stato uno dei più eccentrici giocatori della Juventus negli anni Trenta. Me ne parlava Sivori con affetto, dispiaciuto quel giorno in cui, quando il “Cè” era sulla panchina del Napoli, Omar lo batté al “San Paolo” rifilando tre gol a Bugatti nel clamoroso 4-0 della Juventus. Proprio Cesarini, quando se ne era tornato a Buenos Aires lasciando Torino, aveva raccomandato alla Juve l’ingaggio di Omar che giocava, ventenne, nel River Plate.
Cesarini venne a Napoli a metà gennaio del 1961 e fu una grande emozione. Fu un’idea di Lauro chiamarlo a Napoli con la carica di direttore tecnico per affiancare Amadei, in difficoltà nella gestione della squadra azzurra. Il popolare campione italo-argentino, l’anno prima, insieme a Carlo Parola, aveva guidato la Juventus alla conquista dello scudetto. Cesarini arrivò a Napoli quando aveva 55 anni e un leggendario passato di fuoriclasse dalla vita d’allegria.
Venne in un Napoli nel più completo caos. Con gli acquisti di Pivatelli e Gratton la squadra avrebbe dovuto fare un salto di qualità nel campionato 1960-61. Ma dopo 14 partite, il Napoli era a 15 punti, un bottino magro. Battuto in casa dal Catania dopo due pareggi consecutivi, s’imponeva una svolta nella guida tecnica. Amadei abbozzò accettando la supervisione di Cesarini.
Renè volle conoscere i giocatori uno a uno e iniziò una serie di lezioni teoriche. Gli toccò debuttare proprio contro la Juve a Torino e fu un 2-2 incoraggiante, pareggio strappato con le reti di Postiglione, il napoletano biondo col numero 9, e Tacchi. Il buon avvio fu presto cancellato. Il Napoli infilò una serie disastrosa di nove partite in cui colse appena tre punti, sonoramente battuto in casa dalla Lazio (5-2), dal Bologna (2-1) e dalla Spal (2-0).
Cesarini perse l’allegria. Non c’era proprio verso di raddrizzare il Napoli che filava dritta verso la retrocessione in serie B. Venne la Juventus al “San Paolo” e stravinse 4-0. Sivori, alla fine della partita, corse piangendo ad abbracciare Cesarini, “il mio maestro” diceva, quasi volesse farsi perdonare lo sgarbo che gli aveva fatto. La sera stessa, Lauro licenziò Amadei e Cesarini e affidò la squadra a Sallustro, direttore dello stadio, per le due ultime partite del campionato, ma ormai la sorte degli azzurri era segnata. Cesarini allargò le braccia e se ne andò dicendo: “Non si coltivano fiori nella creta”.
Con la Juventus Cesarini aveva vinto cinque scudetti da giocatore  e uno da tecnico, famoso per i colpi di tacco e le finte malandrine. In Argentina aveva fatto il contorsionista in un circo. Era un fumatore accanito e un affascinante ballerino di tango, frequentatore dei tabarin torinesi. Spesso andava agli allenamenti mattutini direttamente dal night. E spesso si presentava in pigiama dopo avere dormito poche ore.
Il suo nome resta legato a un gol che fece, con la maglia della nazionale italiana, contro l’Ungheria a Torino nel 1931. Lo segnò al 90′ e fu il 3-2 per l’Italia. Per quel gol all’ultimissimo minuto, il giornalista Eugenio Danese scrisse di “vittoria in zona Cesarini”. Non si davano recuperi a quei tempi.
Walter Mazzarri, irruente toscano della provincia di Livorno, ha fatto della “zona Cesarini” la sua “zona” da allenatore. Da quando allena in serie A (tre anni con la Reggina, due con la Sampdoria e, ora, al secondo anno nel Napoli) la “carica” che trasmette alla squadra esige l’impegno irriducibile dei suoi giocatori oltre l’ostacolo del novantesimo fino ai recuperi.
Così, da Cesarini, è nata la “zona Mazzarri”. In sette anni di serie A, sono 32 le partite delle squadre del Walterissimo risolte negli ultimi minuti: 12 dalla Reggina, 7 dalla Sampdoria, 13 dal Napoli.
A Napoli la “zona Mazzarri”, sollecitata dal rito scaramantico del tecnico di gettare via la giacca rimanendo in maniche di camicia, è diventata legge, superando le precedenti esperienza in Calabria e con la formazione doriana. Ed ecco il Napoli thrilling di un allenatore impetuoso e mai soddisfatto. E’ il Napoli che attacca ad ondate come le onde agitate dell’affascinante capigliatura mossa di Mazzarri. E’ il Napoli che attacca, attacca, attacca per quanto Mazzarri parla, parla, parla.
La “zona Mazzarri” cominciò a Reggio Calabria quando Marco Borriello, che vestiva la maglia amaranto dei calabresi, mise al sicuro dopo il 90′ il successo per 2-0 della Reggina a Udine, campionato 2004-05. Fu il primo dardo finale delle squadre di Mazzarri, non ancora decisivo come nelle occasioni successive. Perché il gol di De Rosa in pieno recupero valse la vittoria della Reggina sulla Lazio (2-1), il gol di Paredes all’84’ siglò il pareggio contro il Siena (3-3) e la folgore di Bonazzoli all’82’ incenerì la Roma all’Olimpico (2-1 per i calabresi). Prime prove di adrenalina.
La Reggina di Mazzarri dei gol negli ultimi cinque minuti si ripeté quattro volte nel campionato 2005-06. Il paraguayano Carlos Paredes fissò all’88’ il pareggio ad Ascoli (1-1) e Cozza all’86’ quello sul campo del Messina (1-1). Mazzarri risolse le partite contro il Palermo (2-2) con un gol di Paredes e a Treviso (1-0 per i calabresi) con un gol di Amoruso, entrambi oltre il 90′.
Nel campionato successivo, la Reggina continuò a colpire nei finali di partita. Cominciava ad imporsi la “zona Mazzarri”. La squadra calabrese batté il Cagliari (2-1) con un gol di Rolando Bianchi dopo il 90′. Straripò a Catania (4-1) con due reti nel finale: Bianchi all’82’ su rigore e il portoghese Esteves all’88’. Amoruso siglò la vittoria contro l’Udinese (2-1) all’84’ e il pari a Empoli (3-3) ancora all’84’.
Le sorprese finali continuarono quando Mazzarri passò alla Sampdoria. Nel campionato 2007-08 la Samp decise cinque partite negli ultimissimi minuti. Montella firmò all’87’ il successo a Siena (2-1), Maggio all’88’ il gol vincente nel derby (1-0 al Genoa), Franceschini al 90′ il pari col Cagliari (1-1), Gastaldello il 2-2 a Firenze nei minuti di recupero e Montella all’80’ inchiodò al pari la Juventus (3-3).
Nel campionato successivo, le imprese in extremis di Mazzarri si ridussero a due: la vittoria sul Torino (1-0) con gol di Bellucci all’85’ e il pareggio col Cagliari (3-3) con rete di Cassano all’86’.
Ma è stato a Napoli che la “zona Mazzarri” si è esaltata e ha avuto la definitiva consacrazione. Non per niente, sostituendo Donadoni, Mazzari debuttò sulla panchina azzurra battendo il Bologna (2-1) con un gol di Maggio al 91′. Immediata replica, ancora con Maggio all’88’, sul campo della Fiorentina, un gol che valse la vittoria (1-0).
La rimonta sul Milan (2-2) al “San Paolo” portò la firma finale di Denis (93′) e la clamorosa vittoria sul campo della Juventus quella di Hamsik (82′). Ci stavamo abituando ai finali mozzafiato del livornese. Un gol di Quagliarella (88′) valse il successo sul Bari (3-2) a Fuorigrotta. Nel recupero inoltrato Bogliacino firmò (96′) il pareggio di Cagliari (3-3). Hamsik su rigore (90′) conquistò il pari con la Roma (2-2) e Lavezzi (86′) la vittoria esterna sul Chievo (2-1).
Incatenati col cuore a mille alle imprese dei palpitanti finali azzurri con Mazzarri a bordo campo a incitare i giocatori all’ultimo prodigio. Se l’arbitro non fischia, la partita del Napoli è sempre aperta: ogni rimonta è possibile, ogni successo è fattibile. Quest’anno, addirittura, i prodigi finali degli azzurri di Walter hanno fruttato cinque vittorie. La vittoria di Genova sulla Sampdoria (2-1) è venuta con i gol di Hamsik all’84’ e di Cavani all’86’. La quaterna di Cesena (4-1) si è concretizzata negli ultimi tredici minuti: 80′ Hamsik su rigore, 88′ e 93′ Cavani. Il Napoli di Mazzarri toglie il fiato agli avversari sulla linea del traguardo. Tre fantastici 1-0 sono maturati con l’acqua alla gola: 93′ Lavezzi a Cagliari, 94′ Maggio contro il Palermo, 93′ Cavani contro il Lecce.
Senza contare le due imprese in Europa League con Cavani contro la Steaua: il 3-3 di Bucarest siglato dal Matador al 97′ e l’1-0 ai romeni nel “ritorno” a Fuorigrotta fiondato in rete al 92′ dal centravanti di Cristo.
Così Mazzarri è diventato l’allenatore-pirata, il rapinatore degli ultimi minuti, il conquistatore dei finali al cardiopalma, il mago dell’extra-time. Delle 32 gare di Mazzarri risolte nei minuti finali, 12 hanno avuto il loro epilogo oltre i 90′. Venti sono state le vittorie e dodici i pareggi all’ultimo respiro.
Così colpendo sul filo di lana, Mazzarri ha conquistato sinora col Napoli 33 punti (15 quest’anno, tutte vittorie, 18 l’anno scorso). Nel torneo in corso supererà certamente i suoi record in materia. Il Napoli non si arrende mai.
I cannonieri di Mazzarri nei finali mozzafiato sono con quattro reti a testa Hamsik, Cavani e Maggio (3 col Napoli, 1 con la Samp); con tre reti Paredes e Amoruso (Reggina). Con due reti Lavezzi, Rolando Bianchi, Montella. Con un colpo solo Denis, Quagliarella, Bogliacino, Borriello, De Rosa, Bonazzoli, Cozza, Esteves, Franceschini, Gastaldella, Bellucci, Cassano. I loro nomi sono iscritti nella leggenda di Walter Mazzarri, nella “zona Mazzarri”, nei finali di partita quando il tecnico toscano si sbraccia e fa l’occhio di triglia livornese alla fortuna.

MIMMO CARRATELLI

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