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Veltroni sta con Messi
Non segna con la mano

La sua ultima spruzzata di finto buonismo, Walter Veltroni ce la poteva risparmiare. “Tra Maradona e Messi? Non ho dubbi, scelgo Messi: può far fallo ma non segna di mano; sta alle regole del gioco”. Così ha detto in un’intervista concessa al Riformista. Luca Mastrantonio lo ha sentito al Salone del libro dove Uolter ha presentato il suo lavoro sul calcio, sulla tragedia dello stadio Heysel. Non voglio addentrarmi in labirinti politici, ma quella continua ricerca del politicamente corretto, del familisticamente morale (secondo lui), della buona novella con cui dare il buongiorno e la buonanotte, è da sempre la cifra stilistica di Veltroni. Eppure l’ex sindaco di Roma è un grande esperto di cinema. Cosa sarebbe stato James Dean se in “Quel tram chiamato desiderio” avesse fatto il bravo maritino e magari persino trovato un buon partito alla cognatina? Avremmo mai parlato di Jack Nicholson e “Qualcuno volò sul nido del cuculo” se la signora Ratched, l’oadiata caporeparto, si fosse convertita al basaglismo?
Dovrebbe averlo capito persino a suo spese, il buon Uolter, che il buonismo non paga. Sa di falso, di posticcio. La gente non ti crede. Per un semplice motivo: sa che non è vero, lo sente.
Quel giorno, in Messico, Diego non ha rispettato le regole alzando quella mano e mettendo quella stramaledetta palla in fondo al sacco. E’ vero. Ma era Argentina-Inghilterra. La partita della vita per quel popolo, quattro anni dopo l’assurdità delle Falkland. Lui ha partecipato a quella guerra. A modo suo. E l’ha vinta. E poi, per farsi perdonare, dieci minuti dopo ha realizzato il gol che ha segnato la storia del calcio. Battisti, per rimanere in un campo caro a Veltroni, avrebbe cantato: “Tu chiamale, se vuoi, emozioni”.
E se non le provi, caro Walter, la gente se ne accorge. Anche se ti riempi la bocca di belle parole.
Massimiliano Gallo

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