De La Fuente: «Lo sport senza sofferenza non è sport»

Il ct spagnolo al Mundo: «Mi piace la sofferenza, quella del superamento delle sfide quotidiane. Cosa vedo io in Morata che altri non vedono? Niente, penso che molti lo vedano ma non lo dicono»

de la fuente Spagna ct

Enschede (Olanda) 15/06/2023 - Nations League / Spagna-Italia / foto Image Sport nella foto: Luis De La Fuente

Il commissario tecnico della Spagna, Luis de la Fuente, ha rilasciato una lunga intervista ad El Mundo, toccando vari argomenti, anche alcuni intimi e profondi. Non mancano parole di elogio verso Alvaro Morata, sempre difeso dal tecnico, nonostante l’errore decisivo dal dischetto nella finale di Nations League contro il Portogallo. Cosa che in Spagna gli ha portato, come al solito, aspre critiche. A seguire un estratto delle sue dichiarazioni.

Le parole del ct della Spagna, de la Fuente

«Il mio relax è il calcio. So che sembra una contraddizione, ma mi piace il calcio e non mi appesantisce emotivamente, stressandolo o psicologicamente.

«Un calciatore è un atleta molto disciplinato. Il mio approccio è parlare alla sua intelligenza e, quando spiego le ragioni di una decisione, la segue con disciplina totale e assoluta. Se segue i passi necessari, Yamal può diventare una leggenda».

L’elogio a Morata

«Cosa vedo in Morata che altri non vedono? No, penso che molti lo vedano, ma purtroppo non osano dirlo. Sono onesto con un calciatore fantastico, una bravissima persona e un grande capitano che contribuisce sempre al risultato. Insicuro sui rigori? Vedo sempre il lato positivo. Bisogna essere molto coraggiosi come lui per calciare un rigore in un momento di massimo stress, e lui se l’è preso su di sé. Contro il Portogallo ero responsabile della scelta dei giocatori che lo avrebbero tirato. E pensavo che ci avrebbe portato gloria e titolo. Ero davvero emozionato che lo facesse, tutti, ma lui soprattutto. Ne ero sicuro. Ma il calcio è così. Bisogna prendere decisioni, e io le prenderei oggi e mille altre volte».

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«Mi piace soffrire. Se sono masochista? La vita è sofferenza. Pretendere di più da se stessi, dare di più e cercare di più richiede sforzo. Mi riferisco alla sofferenza del superamento delle sfide, del lavoro quotidiano e dell’ambizione ben realizzata. Lo sport senza sofferenza non è sport. Nelle categorie giovanili imparo a capire la materia prima. Essere un allenatore è una specialità che ha poco a che fare con la gestione quotidiana di un club, dato che abbiamo poco tempo con i giocatori. Definire Yamal e Morata con una sola parola? Il primo dico genio, per Alvaro generosità».

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