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Maggio: lo ammetto
non me l’aspettavo

È stato il primo azzurro ad entrare in zona Mazzarri. «Segnai al 91’ il gol della vittoria al Bologna, era la prima partita del nuovo corso». Diciannove ottobre 2009, il Napoli era stato raccolto dall’allenatore nella zona bassa della classifica. In quattordici mesi è salito fino al secondo posto ed è a tre lunghezze dal Milan. Maggio, il primo di venti azzurri a far centro oltre il 90’, racconta i segreti del Napoli.
Venti gol negli ultimi dieci minuti in un anno: la zona Mazzarri stupisce il calcio italiano.
«E mi sorprendo anch’io. Abbiamo preso alla lettera quanto Mazzarri ci disse il primo giorno: ragazzi, lottiamo fino al 95’. Nei mesi questa mentalità si è rafforzata. Certo, una cosa normale non è. E sicuramente non è soltanto fortuna».
Ci svela il segreto di questi finali entusiasmanti e vincenti?
«Magari lo conoscessi. La squadra non molla e ci crede fino in fondo, sorretti da un’eccellente condizione fisica. Se non ci sono le gambe, non si può reggere per 95 minuti. Non si può trovare lo spunto per vincere o raddrizzare una partita. Non si può recuperare la condizione in pochi giorni, dall’Europa League al campionato».
Napoli secondo, a pari punti con la Lazio. Se l’aspettava?
«Devo essere sincero? No. Al di là del valore della squadra, c’era l’incognita degli impegni a distanza ravvicinata, tra campionato e coppa. Il Napoli, unica italiana, ha superatoli turno in Europa League ed è al secondo posto. Merito di tutti, anche di chi non emegre, come i componenti di staff medico e staff tecnico: non ci sono stati seri infortuni e abbiamo un’ottima condizione fisica».
Mazzarri esalta la sinergia dello spogliatoio.
«È la vera forza di un gruppo, ancor più marcata in questo campionato: le vittorie fanno crescere l’armonia».
Come convivono l’anima italiana e sudamericana nel Napoli?
«Convivono bene. La cultura e la mentalità dei sudamericani sono differenti, certo. In campo ci cerchiamo e c’è intesa totale».
A proposito, quel fenomeno di Cavani.
«L’avevo conosciuto da avversario e non immaginavo che fosse così forte. Mi ha un po’ stupito: chi avrebbe pensato che potesse fare tanti gol e tante belle partite in pochi mesi? È stato bravo ad integrarsi in questo gruppo e a diventarne un elemento importante».
Dove può arrivare il Napoli?
«Stiamo facendo bene, molto bene. Fino a qualche settimana fa il campionato era anomalo, ora grandi squadre come la Roma si stanno riproponendo. E risalirà anche l’Inter. Restare lassù non sarà semplice, ma, finché ci saremo, ce la giocheremo contro tutti».
Anche per lo scudetto?
«È un sogno. Siamo a tre punti dal Milan, però bisogna restare con i piedi per terra».
Parlava di grandi squadre: il Napoli lo è?
«Stiamo diventando una grande. In Italia giochiamo alla pari con le big e anche in Europa lavoriamo per raggiungere una posizione di riguardo. Ci sono i giocatori con cui costruire un futuro ricco di soddisfazioni, la società lavora in questa direzione. C’è la possibilità di restare a certi livelli in maniera stabile».
Per lei la stagione non è cominciata bene, però Mazzarri non l’ha mai messa in discussione.
«Ho avuto qualche problema fisico, dopo i Mondiali avevo riposato soltanto per una decina di giorni. Avere un allenatore che ti dà fiducia è uno stimolo forte e aiuta a superare i momenti difficili».
È al terzo anno di lavoro con il tecnico: ne è un fedelissimo ormai.
«Ci siamo conosciuti a Genova e ritrovati a Napoli. È importante per tutti, non solo per me. Quando è arrivato a Napoli, Mazzarri è stato chiaro: io vi do se voi mi date. È una collaborazione reciproca che va avanti con successo da quattordici mesi. Al di là della preparazione fisica e tattica, c’è l’aspetto psicologico. Durante la settimana l’allenatore ci trasmette tranquillità, non carica eccessivamente la partita e così arriviamo all’impegno sereni e consapevoli della nostra forza».
Non si può dire che vi sia lo stesso feeling con Prandelli, il nuovo ct: Maggio è stato uno degli esclusi dalla nuova Italia.
«Si chiude un anno gratificante per me: ho partecipato ai Mondiali, il sogno per un calciatore, anche se l’avventura in Sudafrica è finita presto. Sono tranquillo, accetto le decisioni di Prandelli. Potrei tornare in Nazionale soltanto continuando a fare bene con il Napoli: sarebbe una logica conseguenza. Bisogna farsi trovare pronti e il discorso vale per me come per i compagni che meriterebbero la Nazionale».
Dicono De Laurentiis e Mazzarri: il Napoli è la parte bella di Napoli.
«Lo penso anch’io. La squadra di calcio rappresenta nuovamente un aspetto positivo della città. Giocare al San Paolo, davanti a cinquantamila spettatori, è la cosa più piacevole per un giocatore. E ancor più bello è renderli felici».
Lei, vicentino, nella Napoli tormentata dall’emergenza rifiuti.
«Vivo a Posillipo, uno dei posti più belli del mondo. Vedo il Golfo e il Vesuvio. Mi feriscono i cumuli di spazzatura, Napoli non lo merita. Ma saprà superare anche questa, ne sono certo».
Mai pensato di andar via? «Io qui sto benissimo. Sono in una squadra e in una città fantastiche. Non dimentico il sostegno ricevuto nei momenti più difficili, dopo l’operazione al ginocchio».
Resta a Napoli per vincere.
«Lo spero. Lo vorrei».
Francesco De Luca
Il Mattino

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