Juventus, il patteggiamento di Agnelli & C. significa che anche la Juve ha valutato il dolo (Giudice)

L'esperto su X a proposito delle richieste bianconere: "Non era la procura di Torino in malafede né il pm napoletano, non c'è stata alcuna archiviazione"

Processo Prisma agnelli Juventus plusvalenze

Juventus italian President Andrea Agnelli attends the UEFA Champions League Group H first leg football match between Paris Saint-Germain (PSG) and Juventus at Parc des Princes Stadium in Paris, on September 6, 2022. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

Juventus, il patteggiamento di Agnelli & C. significa che anche la Juve ha valutato il dolo (Giudice)

Con la richiesta di patteggiamento degli ex dirigenti nel processo Prisma sulle plusvalenze fittizie (qui tutte le tappe della vicenda, punto per punto), la Juventus riconosce di aver violato un principio chiave: quello che vieta di generare plusvalenze da scambi “a specchio”, ovvero tra cartellini valutati senza un reale riscontro oggettivo. Lo Ias 38 – ovvero uno dei princìpi contabili internazionali più importanti che riguardano i beni non materiali per le società quotate – parla chiaro. Il Corriere dello Sport ha analizzato le ultime notizie in merito. Di base, per lo Ias 38, nessuna plusvalenza può emergere se non è oggettivamente determinabile il costo di un bene immateriale (come i cartellini di un calciatore).

Juventus, processo Prisma sulle plusvalenze: si va verso patteggiamento (Corsport)

Sul Corriere dello Sport scrive Alessandro Giudice che affida anche a X le sue considerazioni:

Il patteggiamento implica riconoscere fondamento all’accusa. La disapplicazione sistematica dello IAS 38 è un’alterazione del bilancio, perché i principi contabili internazionali sono precisi in merito e non lasciano spazio a interpretazioni sul caso. Quelli nazionali (OIC) lasciano la questione vaga, consentendo che comportamenti analoghi non siano sanzionati. Ma del resto nessuno obbliga la Juve a adottare Ifrs se non la quotazione, che comporta vantaggi e oneri. I principi contabili non sono un menu à la carte, non si può scegliere cosa applicare e cosa no perché il bilancio deve informare in maniera completa e coerente. Questo avevo sempre sostenuto, ma c’era il coro di esperti presunti e purtroppo anche veri (a dimostrazione che a volte il tifo obnubila) con le argomentazioni più ardite. Poi c’era altro rumore: la procura di Torino in malafede, il pm napoletano, lo spostamento da Torino a Roma che avrebbe portato all’archiviazione di #Prisma. Nulla di tutto ciò. Avevo anche spiegato, da garantista convinto, che l’abbellimento sistematico del bilancio non prefigura per forza un reato ma occorrono altre condizioni (tra cui il dolo) che sarebbero stati i giudici, non gli opinionisti o gli avventori da social a valutare. Mi pare che l’abbiano valutato anche i difensori degli ex vertici #Juve. Ora questo è il passato. Sì volti pagina ma meno presunzione e più rispetto per le cognizioni altrui. Il rammarico è per #Arrivabene processato ingiustamente: un errore grave della procura. 

Nello specifico, sempre il Corsport spiega precisamente in cosa consisterà il patteggiamento:

“Ieri mattina i legali che difendono club e dirigenti hanno formalizzato alla Gup del Tribunale di Roma, Anna Maria Gavoni, che si pronuncerà il 22 settembre, una richiesta di patteggiamento. Eccola nei dettagli: per Agnelli 1 anno e 8 mesi, per Nedved 1 anno e 2 mesi, per Paratici e Gabasio 1 anno e 6 mesi. Un anno per il Chief Financial O­cer Cerrato. Per tutti sanzioni con pena sospesa. Chiesto il proscioglimento di Arrivabene. […] Gli ex dirigenti sarebbero disposti a risarcire il danno alla Consob e a o‑rire alle 200 parti civili che si sono costituite nel procedimento un risarcimento. Lo scorso luglio, per alcuni esponenti apicali delle Juventus, tra i quali Agnelli, Nedved e Paratici la Procura di Roma aveva chiesto il rinvio a giudizio”.

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