Speriamo che la battaglia di De Laurentiis contro gli ultras conduca a risultati concreti
Il Foglio Sportivo analizza il tifo che con gli ultras è passato dall'essere una passione al diventare un lavoro

Napoli fans light flare bombs during the Italian Serie A football match between SSC Napoli and AC Milan on April 2, 2023 at the Diego-Maradona stadium in Naples. (Photo by Tiziana FABI / AFP)
“Spaccio, merchandising, contraffazione, bagarinaggio, che fatica fare l’ultras” Scrive oggi Alessandro Bonan sul Foglio Sportivo facendo una caricatura, fin troppo veritiera, del mestiere dell’ultras, perché il tifo è passato dall’essere una passione al diventare un vero e proprio lavoro con tanto di orari prefissati e compiti
“Svegliarsi presto (anche le 10 quando la squadra gioca a mezzogiorno), andare allo stadio, minacciare qualcuno dalla faccia strana capitato lì per caso, infilarsi nella Wall Street degli affari curvaioli e, tra un coro e l’altro (questi cori sempre uguali, ossessivi, insopportabili), liberare ogni istinto. Dal comportamento razzista, che forse nemmeno sanno cosa significhi, all’esercizio del potere coercitivo, con annessa strategia del ricatto. Vittime, tutti”
Ne nasce una vera e propria battaglia mossa da chi vorrebbe porterei godere invece lo stadio come è giusto che sia e anche delle società che vorrebbero poter garantire ai tifosi, non agli ultras, uno spettacolo e una festa. Proprio questa è la battaglia che De Laurentiis sta portando avanti già da tempo
“La battaglia di De Laurentiis contro gli ultras napoletani si fonda più o meno su questi principi e speriamo conduca a risultati concreti. Al di là di certi eccessi cinematografici (De Laurentiis spesso dice cose che noi umani…), a De Laurentiis non va giù il ricatto: se ci dai quello che chiediamo ti vogliamo bene, altrimenti spacchiamo tutto”.
La soluzione? Non c’è una soluzione unica, certo vanno rifatti gli impianti, ma poi cosa succederebbe se tornassero gli ultras e distruggessero tutto? “Cominciamo a ragionare su come togliere uno spazio vitale ai violenti. Liberiamo le curve, mettiamoci i bambini, e i cori inventiamoceli da soli che magari sono anche più belli. Il tifo è una passione, non un lavoro, per di più svolto con il metodo, anzi l’attitudine della sopraffazione”