Casarin: «La Fifa vuole rendere il fallo oggettivo, l’arbitro è un funzionario ubbidiente»

Al Corsera: la presunzione che l’uomo potesse disporre della tecnologia. Sono adottate valutazioni tecnologiche al posto di quelle umane

Casarin Di Bello L'arbitro Di Bello Caressa arbitri

Mg Bergamo 03/04/2022 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Marco Di Bello

L’ex arbitro Paolo Casarin scrive sul Corriere della Sera della mutazione del ruolo dell’arbitro con l’avvento e l’affermarsi della tecnologia. Ricorda che

In una conferenza agli arbitri romani, nel 1959, il professor G. Zappalà tracciò, con passione, il profilo del nuovo arbitro: «L’arbitraggio richiede menti elette, cervelli superiori, appartenenza a classi sociali elevate. Il contegno dell’arbitro deve essere il frutto spontaneo della sua coscienza». Un super uomo col fischietto, rimasto teoria.

Quando, vent’anni dopo, mi ritrovai in serie A, l’arbitraggio era già orientato verso un servizio per il calcio e la televisione scopriva una realtà arbitrale umana e con errori certi. La corsa verso il calcio televisivo con molti gol, cominciò dopo il Mondiale del 1990. Il giudizio popolare sposò rapidamente la verità televisiva a danno di quella giudicata sul campo e sempre più criticata.

Poi arrivò la Goal Line Technology. E l’esigenza del video. Prosegue Casarin:

Bisogna dare il monitor all’arbitro per potersi correggere, con l’assistenza di più colleghi. Nasce la Var, diminuiscono gli errori ma aumentano le libere interpretazioni. In questi ultimi anni, purtroppo, la Fifa ha tentato di rendere oggettivo il fallo di gioco, soprattutto in area di rigore, adottando valutazioni tecnologiche al posto di quelle umane dell’arbitro. Con la presunzione che l’uomo potesse disporre della tecnologia, come mezzo proprio. Il filosofo Umberto Galimberti, in Psiche e Techne, ricorda «che la tecnica non salva e non svela verità: la tecnica funziona». L’arbitro da maestro libero diventerà un funzionario ubbidiente.

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