Tamberi: «Mio padre? Sarebbe stato più semplice se ognuno di noi avesse potuto scegliere»

A La Stampa: «Nella parte finale della rincorsa sento una frustata nel nervo, come un ago che si infilza. Non c’è farmaco che tenga, ma niente alibi»

Tamberi Tokyo 2020

Tokyo (Giappone) 01/08/2021 - Atletica / Olimpiadi Tokyo 2020 / foto Imago/Image Sport nella foto: Gianmarco Tamberi

La Stampa intervista Gianmarco Tamberi. Arriva al Mondiale in Usa separato in casa con il padre allenatore, Marco. E fisicamente non se la passa bene.

«È un momento di grande difficoltà, fino al 7 luglio ho cercato di fare qualsiasi cosa per risolvere i guai, dopo ho iniziato a pensare a come saltare con il problema».

Che tipo di dolore avverte?

«Nella parte finale della rincorsa, dove accelero sento una frustata nel nervo e mi irrigidisco: come un ago che si infilza quando entro in curva alla massima velocità. E non c’è farmaco che tenga».

I problemi con il tecnico dipendono dalla mancanza di fiducia?

«Adesso non è interessante pensarci. È qua, mi segue come allenatore, l’obiettivo sono i Mondiali. Si è già detto troppo. Sarebbe stato più semplice se ognuno avesse potuto fare le proprie scelte. A posto così, non è il momento di discutere».

Si è mai chiesto se renderebbe allo stesso modo senza angosce?

«Io devo stare spalle al muro, è lì che devi per forza volare. Non voglio il paracadute».

Si mette sul podio?

«Impossibile fare previsioni, la mia carriera è una montagna russa. Sono qui per giocarmela e con le gare che ho fatto fino a oggi una sola volta avrei superato le qualificazioni. Però niente alibi».

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