Amnesty International denuncia: «I lavoratori migranti sfruttati per Qatar 2022»

Morti non chiarite, decessi improvvisi, temperature estreme. L'organizzazione internazionale lancia l'allarme ed una petizione: «La FIFA denunci gli sfruttamenti sul lavoro, Qatar 2022 può essere una svolta per i lavoratori migranti»

Amnesty ha lanciato l’allarme: i lavoratori migranti sono «al centro della realizzazione del sogno del Qatar di ospitare i Mondiali del 2022», ma vengono sfruttati «da datori di lavoro senza scrupoli».

Oggi, mentre la FIFA è destinata a generare enormi entrate dalla Coppa del Mondo, i lavoratori migranti stanno ancora soffrendo per far sì che i mondiali abbiano luogo. Le recenti riforme del Qatar non vengono correttamente attuate o applicate, il che significa che molte aziende non pagano ancora adeguatamente i propri dipendenti o non li trattano in modo equo. I datori di lavoro hanno ancora un controllo eccessivo sulla vita dei loro lavoratori: possono costringerli a lavorare un numero di ore eccessive o impedire loro di cambiare lavoro. Quando i lavoratori migranti vengono sfruttati, è molto difficile per loro ottenere giustizia o risarcimenti. Non possono aderire ai sindacati, quindi non possono lottare collettivamente per migliori condizioni di lavoro.

La FIFA – secondo Amnesty – non può che avere una chiara responsabilità ad agire se lo sfruttamento avviene proprio per ospitare la Coppa del Mondo. In particolare, Amnesty denuncia diverse morti non chiarite: «le statistiche ufficiali del Qatar mostrano – scrive – che dal 2010 al 2019 sono morti 15.021 stranieri di ogni età e occupazione ma che le cause del decesso sono inattendibili». In particolare, pare che quattro operai, una guardia di sicurezza e un camionista provenienti da Nepal e Bangladesh (che in base a quanto scrive Amnesty avevano superato gli esami medici obbligatori prima di partire per il Qatar) siano deceduti improvvisamente, e che nessuna delle loro famiglie abbia ricevuto un risarcimento.

Non solo: l’organizzazione internazionale da anni attiva nella tutela dei diritti umani ha aggiunto la mancanza di qualsivoglia periodo di riposo per i lavoratori migranti che sia lontanamente proporzionale alle condizioni climatiche del Qatar, caratterizzato da temperature estreme e grossa umidità.

Il governo qatariota, intanto, ha respinto «le affermazioni secondo cui le riforme non sono state tradotte in realtà per centinaia di migliaia di lavoratori immigrati». Così si legge in un comunicato governativo.

 

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