El Pais: tifosi passivi e pochi turisti, il Camp Nou deserto sembra un mostro sovietico

Se il simbolo del Barcellona è diventato così triste è colpa della "disneyzzazione" degli stadi. Sono diventati parchi a tema

Camp Nou Barcellona

Il mitico Camp Nou, spogliato del pubblico che una volta lo gremiva, “sembra un mostro sovietico”. E se è diventato tale è colpa della “disneyzzazione” di questo come di altri stadi che hanno fatto la storia del calcio: preda dei turisti più che luogo d’aggregazione dei tifosi. Ne scrive Santiago Segurola su El Pais.

“Il Camp Nou, con una capacità di 98.000 spettatori, ha raccolto appena 39.000 al Barça-Alavés. Si allude allo sconforto per spiegare la desertificazione dello stadio, che in queste condizioni ha assunto l’aspetto di mostri sovietici, da un’epoca vinta dagli eventi. L’assenza di turisti è la prima causa dello spopolamento del Camp Nou. È vero, meno turisti vengono a Barcellona e molto meno al campo del Barça. Messi non c’è e la squadra non li attira, ma questa realtà informa del cambiamento che ha scosso il calcio a metà degli anni ’90, quando la creazione della Champions League e i primi importanti contratti televisivi lo hanno progettato come un fertile modello di business. Gli stadi hanno iniziato a perdere il loro fascino”.

Il Barça ha giocato uno dei ruoli più attivi nella trasformazione. Ha costruito uno stadio grandioso e ha finito per trasformarlo in un parco a tema universale. All’insegna dei successi della squadra e del fascino per Messi, il Camp Nou è stato eretto in una destinazione turistica di prim’ordine. Migliaia di turisti sono accorsi allo stadio per divertirsi e diffondere il marchio Barça in tutto il mondo. E per riempire le casse”. Ma “lungo la strada, il Barça ha perso una parte importante della sua anima”.

“I tifosi sono diventati passivi e distanti. È il prezzo che si paga quando la deriva del calcio trasforma la sua banalizzazione in uno scempio monumentale, dalle conseguenze imprevedibili. Il Barça, che ha capitanato quel modello, lo subisce. Non è facile tornare da Disneyland alle vecchie strade parrocchiali”.

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