Diletta Leotta: «Nel mio mestiere conta anche l’estetica, e ci tengo, ma dietro l’involucro c’è tanto studio»
A La Verità: «Non si può fare un’intervista a José Mourinho senza prepararsi a fondo. Le donne devono prendere esempio dagli uomini e imparare a fare squadra»

La Verità intervista Diletta Leotta. Il 16 agosto compirà 30 anni, è il volto femminile di Dazn. Parla della prossima stagione.
«Molto impegnativa, ma abbiamo costruito una grande squadra. In tre anni, Dazn si è affermata come una realtà forte e innovativa e ora si è consolidata con i nuovi acquisti. Siamo prontissimi».
Sulle differenze della proposta di Dazn rispetto a quella di Sky:
«Un po’ la si è vista in questi tre anni: è un modo di raccontare il calcio più veloce e più giovane, con tanti approfondimenti. Il fulcro di tutto è lo stadio. L’arma vincente di Dazn è portare il telespettatore dentro l’evento, senza troppi filtri».
Sull’addio di Lele Adani a Sky: è vero che arriverà a Dazn?
«Non ne so nulla, in Sicilia le notizie arrivano più lente. Comunque, anche a Lele con cui avevo un ottimo rapporto a Sky, auguro tutto il meglio».
Sulle giornaliste sportive e il loro esempio.
«Ho imparato molto da tutte. Anche da altre donne di televisione. Chi fa il mio lavoro è sempre influenzato da chi lo precede. Ilaria è stata la prima a raccontare il calcio in modo diverso. Prima ancora Alba Parietti. Alcune di loro sono delle icone. Un’altra che ha influenzato il nostro lavoro è certamente Raffaella Carrà. Provo a imparare da tutte, ma poi tocca a me fare una sintesi».
Parla dell’importanza dello studio.
«E’ molto importante, lo metto al primo posto. Senza non potrei andare in onda. Sono allenata allo studio accademico, essendomi laureata in giurisprudenza. Preparare la diretta di una partita importante è un po’ come preparare un esame universitario. Questa conoscenza permette una conduzione rilassata perché sai che anche l’imprevisto puoi gestirlo».
Perché alcune giornaliste sportive asseriscono che la sua carriera sia dovuta alla sua avvenenza?
«Non lo so. So invece che nelle mie giornate c’è tanto studio. Poi è chiaro che in questo mestiere anche l’estetica conta. È qualcosa a cui tengo. Ma dietro l’involucro c’è molto studio. Non si può fare un’intervista a José Mourinho senza prepararsi a fondo».
Continua:
«Bisogna chiederlo a loro. Io sono convinta che con Giorgia Rossi e Federica Zille comporremo una squadra di donne molto forte. E mi auguro che sapremo sovvertire alcune vecchie dinamiche sulla continua competizione tra donne nel mondo del lavoro. Un luogo comune nel quale ci si adagia e per il quale alla fine dovrebbe restare solo una vincitrice. Credo che non debba essere così per forza. Nel calcio e altrove più donne possono coesistere. Le donne devono imparare a fare squadra. In questo, possono imparare dagli uomini, tra i quali non ci sono rivalità così accese».
Quella tra donne, dice,
«è un vecchio retaggio duro a morire. A me piace lanciare messaggi di squadra e di forza comune».