Il Foglio: la costruzione dal basso rivela la vanità degli allenatori e ne pagano le spese i portieri

Iniziare l’azione dal portiere per arrivare in fretta dall'altra parte è come dire che è meglio imboccare la provinciale che l’autostrada, ma l'ipotesi contrasta con la logica se nella provinciale ci vanno tutti, intasando il traffico

szczesny

Su Il Foglio Sportivo, Alessandro Bonan parla della figura del portiere di calcio e delle conseguenze della moda della costruzione dal basso. Ricorda l’interpretazione che il mimo francese Jacques Tati, faceva del ruolo del numero uno, in particolare dell’azione di rinvio.

“Tati-portiere calciava lontano e poi voltandosi ma non del tutto, restando di tre quarti, con una corsa a ritroso armonica, un ballo, ritornava tra i pali, come se da quel momento si potesse rilassare, finalmente”.

Oggi è tutto diverso, scrive Bonan. E ricorda il gol preso da Szcezsny in Porto-Juventus, a partita appena iniziata.

“Pirlo, come tanti suoi colleghi, preferisce che l’azione cominci dal portiere, per stanare gli avversari e giungere dall’altra parte con maggiore facilità. Più o meno come dire che per viaggiare in fretta sia meglio imboccare la provinciale invece dell’autostrada. Ipotesi romantica ma contrastante con la logica, soprattutto se nella provinciale ci vanno tutti, intasando il traffico. Vi è un fondo di vanità, verrebbe da dire, in certi allenatori, e a pagarne le spese sono i portieri, di cui ci resta il ricordo che fu. Quello di un uomo schivo, incongruente perché solo in mezzo alla folla, stravagante figura con il cappello, che, come faceva il grande Tati, ogni tanto calciava lontano e poi si riposava, appoggiato al palo, con gli occhi rivolti all’orizzonte, in attesa di sapere che cosa sarebbe stato, di lì a poco, della sua vita”.

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