La pandemia salva i dopati: gli squalificati nel 2020 andranno ai Giochi del 2021

Gli atleti che dovevano saltare le Olimpiadi di Tokyo ci arriveranno invece a pena scontata. E chi invece verrà "beccato" dopo agosto verrà punito il doppio, saltando due edizioni

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E’ lo stesso tranello burocratico che c’è dietro il caso contratti in scadenza nel calcio: per “30 giugno” si intende la data effettiva o un più generico “fine stagione”? E così anche per le squalifiche per doping: sono temporali, o valgono gli eventi?

L’inghippo che potrebbe salvare i dopati conclamati nasce con lo spostamento dei Giochi di Tokyo all’anno prossimo. Solo nell’atletica ci sono almeno 40 squalificati che potranno beneficiare del cambiamento di programma: la loro pena scade nel 2020, comminata in molti casi calcolando la punizione sulla mancata partecipazione delle Olimpiadi. I quattro anni di stop sono stati pensati esattamente a questo scopo. Ma ora la pandemia ha cambiato tutto: le Olimpiadi si terranno (se tutto va bene) nell’estate del 2021, a pene ormai scontate.

“E’ più di un rilievo di carattere etico – dice Brett Clothier, responsabile dell’Athletics Intergity Unit – I quattro anni di squalifica erano stata pensati proprio per impedire ad un atleta disonesto di partecipare ad almeno un’edizione dei Giochi. Ma la sospensione ha sempre carattere temporale…”.

Il cortocircuito è chiaro: da un lato alleggerisce i colpevoli già giudicati, dall’altro si rischia che i prossimi squalificati, quelli “beccati” dopo agosto 2020, dovrebbero saltare ben due edizioni dei Giochi.

Il presidente della World Athletics Sebastian Coe ha manifestato le sue perplessità: “Dobbiamo valutare bene le cose, non era mai capitato prima”.

Gli atleti squalificati che tornerebbero in gioco grazie al virus appartengono alle più svariate federazioni: russi, cinesi, ucraini, un irlandese, un polacco, e così via.

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