Tuttosport: le scimmie di Fugazzotto nascono per Koulibaly vittima dei “buu” di San Siro

Lo spiega il critico d'arte Beatrice, amico di Fugazzotto: "Tifa Inter e fu colpito dall'ingiustizia del difensore del Napoli espulso per aver reagito al razzismo del pubblico. Polemica offensiva"

scimmie

Le tre scimmie antirazziste accusate di razzismo sono nate per Koulibaly. In difesa di Koulibaly. Simone Fugazzotto, l’artista scelto dalla Serie A per rappresentare la lotta alla discriminazione, ha disegnato “il trittico” dopo aver assistito a Inter-Napoli. Ai buu di San Siro rivolti a Koulibaly, all’espulsione del difensore che aveva “osato” reagire.

“Il danno e la beffa. Lui fuori e gli idioti impuniti sugli spalti. Da lì originarono le tre scimmie, ritratte in primo piano con il volto tatuato dall’impronta di celebri palloni”.

Lo spiega con un pezzo su Tuttosport il critico d’arte Luca Beatrice, amico dell’artista finito nella centrifuga delle polemiche, fin sulla home della BBC.

Per Beatrice, le scimmie di Fugazzotto sono

“un lavoro tosto, difficile, dal messaggio inequivocabile, che fu subito utilizzato in campagne pubblicitarie contro il razzismo e poi riproposto durante la finale di Coppa Italia a Roma. Curiosità, ma nessuna polemica. Da due giorni invece è successo il finimondo”.

Un finimondo per il quale l’ad della Lega Luigi De Siervo ha poi sentito il bisogno di scusarsi, e che ha travolto

“un ragazzo simpatico, sincero. Un pittore bravo con un’ossessione del tutto particolare: dipingere scimmie. Perché dalle scimmie originiamo tutti e molto probabilmente siamo stati noi a copiare da loro, non viceversa”.

“Simone Fugazzotto, inoltre, è un gran tifoso di calcio. Interista fino al midollo”, ed “era rimasto molto colpito dal brutto episodio che aveva avuto per protagonista Koulibaly”. La sua reazione, di sdegno, si traduce nell’opera che la Serie A ha scelto per veicolare la sua campagna antirazzista.

“Un’opera, soprattutto, che non ha bisogno di spiegazioni: forte, diretta, inequivocabile. Può non piacere, ma montarci su una polemica che ha travalicato i confini nazionali è sembrato strumentale e offensivo – questo sì – nei confronti dell’artista”.

Conclude Beatrice:

“Simone mi ha confidato di sentirsi frastornato, che di tutta questa pubblicità avrebbe fatto volentieri a meno, convinto più che mai del valore del suo messaggio. Che va difeso con i valori della cultura e dell’intelligenza”.

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