Ho ascoltato la telecronaca interista e ho scoperto che…

E diciamolo. Questo campionato non ha più nulla da dirci. Come cantava Simona Bencini, è andata così. Così, con questo spirito abbastanza sfessato, ho approcciato la vigilia della partita Inter-Napoli gustandomi finalmente una grande “Mammarella” (per i profani trattasi di carciofo gigante da gustare foglia a foglia con olio extravergine e sale). Apprendo di un […]

E diciamolo. Questo campionato non ha più nulla da dirci. Come cantava Simona Bencini, è andata così.
Così, con questo spirito abbastanza sfessato, ho approcciato la vigilia della partita Inter-Napoli gustandomi finalmente una grande “Mammarella” (per i profani trattasi di carciofo gigante da gustare foglia a foglia con olio extravergine e sale).
Apprendo di un inedito terzetto LorenzinhoCallejonMertenz alle spalle di Gonzalo, nell’atto di stujare mento e bocca.
Il televisore, sintonizzato su Premium, rimanda l’immagine del Frevajuolo (Walter Mazzarri, ndr) sempre più sagomato in questi impeccabili abiti milanesi.
Mi viene un’idea. Sono curioso. Voglio fare un esperimento.
Sintonizzo l’audio della partita sulla telecronaca del tifoso interista. Stasera niente Auriemma.
La partita me la racconterà la voce di Christian Recalcati.

A voi il resoconto dell’esperimento.
#1 Sobrietà. Ecco la prima cosa che ho avvertito. Lontani anni luce dall’invasamento del commentatore napoletano. A tratti ho avuto il dubbio che stessi ascoltando il commento ufficiale.

#2 Giocatori chiamati per nome (Ranocchia ad esempio è “Andrea”). Nessun soprannome o vezzeggiativo. Verso la fine è scappato un “Don Rodrigo”. Mi ha fatto tenerezza. Abituato come sono da anni di “Arsenico e Champagne”, “Midas Touch”, “Tarantella” e “Apocalypto”.

#3 Il volume della voce s’innalza, tradendo la fede interista, solo quando il pallone entra nell’area di rigore del Napoli o quando c’è un fallo grossolano su giocatori nerazzurri. Quasi più sobrio di Piccinini quando commenta una partita della Juve.

#4 Non riesce per tutti e novanta minuti a “ingarrare” il nome di Inler. Lo scambia prima per Mertens, poi per Jorginho e a un certo punto pure per Ghoulam (sic!). Solo dopo il palo (mannaggia ‘a mort’ già è stato detto?) il nostro Recalcati finalmente riesce a pronunciare il suo nome.

#5 Dal punto quattro ne discende che per riconoscere Inler, Recalcati deve avere le natiche serrate.

#6 Teme Higuain. Ad ogni pallone che arriva tra i piedi di Gonzalo, Recalcati trattiene il fiato. (a dire il vero fa lo stesso anche se per motivi opposti quando la palla va a Nagatomo) Grande rispetto però quando il nostro attaccante si accascia dolorante al suolo (BioParco già è stato detto?) tanto da dire “…speriamo nulla di grave.”

#7 Ma la cosa più interessante che ho potuto rilevare è l’odio malcelato di Recalcati per Walter Mazzarri. Tanto da non pronunciare mai il nome dell’allenatore livornese. “Ecco che fa entrare Guarin” “Ma perché fa uscire Icardi?” “Si accontenta del pareggio”. Mi ha ricordato quando i miei litigavano e si ignoravano a vicenda dandosi del “quello/quella”

#8 Quando mancano pochi minuti dalla fine, Recalcati cede alla sobrietà che lo ha contraddistinto per tutta la partita e su un’inquadratura che indugia su un Mazzarri nella classica posa con mano davanti la bocca mentre parlotta animatamente con Frustalupi, sbotta e, sempre senza nominarlo, gli dice “Ma stai calmo, non ti agitare, che ti agiti..”

#9 Walter, io l’ho capito. Non ti amano. La Milano borghese non ha ancora assimilato le tue teorie. Ti considerano ancora quello della Reggina, dell’Intertoto e dei miraholi. Loro che hanno assaporato la grandezza dello SpecialOne e del Triplete. No, Walter, questa Milano non fa per te. Diciamocelo, hai fatto il passo più lungo della gamba e Milano ti ha mostrato solo le ultime tre lettere. E ti sei ritrovato pure con l’indonesiano che non spiccica mezza parola in italiano.

#10 Io ti voglio ancora bene, caro Walter. Tanti sono i ricordi belli legati alla tua presenza sulla panchina azzurra. Mi fa male vederti adesso ancora più “frevajuolo” e astioso mentre cerchi di parare le bordate impietose dei giornalisti a ogni fine gara; quando qualcuno resuscita addirittura il fantasma di Stramaccioni.
Caro Walter, avresti meritato di meglio. Ma tant’è. Noi qui sotto il Vesuvio ormai abbiamo assaporato il dolce. E ce lo teniamo stretto.

Mentalità.

Gianluca Pinelli

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