Heskey: «I genitori agli allenamenti fanno male, i bambini guardano loro e non si concentrano»
L'ex bomber inglese è un'icona dell'antirazzismo. E dice al Guardian: "Ai miei tempi ci dicevano di tutto, ma oggi con i social è molto peggio. E' terribile"

Aston Villa's English striker Emile Heskey chases the ball during the FA Cup fourth round football match between Aston Villa and Blackburn Rovers at Villa Park in Birmingham, West Midlands, England on January 29, 2011. AFP PHOTO/GLYN KIRK
Emile Heskey è cresciuto in un calcio – Leicester, Liverpool, la nazionale inglese – in cui il mantra per combattere il razzismo allo stadio era “fai finta di niente, ignorali”. Lui proprio non è d’accordo, ha anche creato “Football Safety App”, un nuovo strumento online attraverso il quale i tifosi possono segnalare abusi razzisti nel calcio. Una volta è stato costretto a fuggire da uno stadio con due dei suoi figli, Jaden e Reigan, oggi promettenti ragazzi del Manchester City, mentre li insultavano. I bambini avevano quattro e sei anni. Al Guardian dice che oggi è molto peggio.
“I social hanno peggiorato gli abusi. Puoi abusare di chiunque tu voglia in qualsiasi momento. Credo che ci sarebbero stati crimini e abusi simili anche negli stadi. Ma ora è terribile. Sono finiti i tempi in cui dicevi di non ascoltarle, di porgere l’altra guancia. Ignorali e basta. No. Perché le ragazze dovrebbero ignorare gli abusi? Sono anni che li ignoriamo e basta. Chi siamo noi per dire di ignorarli? Dovremmo aiutarle a denunciarli, a farle sentire a loro agio in quello spazio”.
L’app Football Safety, che invia segnalazioni a un centro di esperti di sicurezza che collabora con il personale dello stadio e la polizia, “non riguarda il razzismo, riguarda tutto”, spiega Heskey. È nata dal suo desiderio di rendere il calcio un ambiente più sicuro e di proteggere i suoi due figli che muovono i primi passi nel mondo del calcio professionistico.
Riguardo ai figli Heskey regala un’altra lezione di comportamento genitoriale: “Quando erano piccoli, mi facevo da parte. Una cosa che non mi piaceva vedere era quando i bambini continuavano a guardare i genitori. Bisogna essere concentrati. Sono cresciuto in un’epoca in cui i genitori non partecipavano mai ad un allenamento. L’attenzione era rivolta all’allenatore. Ora tutti i genitori sono presenti agli allenamenti, e tutti guardano freneticamente a destra e a sinistra, quindi non ci si concentra su ciò che l’allenatore sta dicendo. Reigan e Jaden non mi hanno mai visto al campo di allenamento. Ero lì, ma mi mettevo così lontano che nessuno mi avrebbe visto. Volevo che si concentrassero sull’allenamento, altrimenti non imparavano. E se guardi sempre i tuoi genitori, non ti fa bene”.











