Napoli top club più “vecchio” della Champions per calciatori schierati, Parma il più giovane d’Italia (Cies)
Il Napoli di Conte versione Europa non è una squadra per giovani, almeno per il momento (lo sa bene l'escluso Marianucci). È quanto emerge dai dati del Cies Football Observatory Weekly Post

As Napoli 30/08/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Cagliari / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Kevin de Bruyne
Il Napoli di Conte non è una squadra per giovani, almeno per il momento. È quanto emerge da dati del Cies Football Observatory Weekly Post, che indicano gli azzurri come il club più “vecchio” per giocatori impiegati in questo inizio di Champions tra quelli dei 5 principali campionati europei.
Il dato del Cies sul Napoli
Più nel dettaglio, il Napoli vanta una percentuale di minuti giocati da giocatori di età pari o superiore a 30 anni del 46,8% (che si alza all’84,5% se si considera gli over 26). Al secondo posto c’è il Bayern Monaco col 36,0% (70,3% sul versante over 26), mentre il top club che presenta le percentuali più basse è il Paris Saint-Germain, 3,0% e 23,4%.
Per quanto riguarda invece la stessa statistica rapportata ai singoli campionati nazionali, ecco le formazioni più giovani Paese per Paese: Chelsea (Premier League, 24,36 anni), Barcellona (Liga, 25,22 anni, davanti al Real Madrid, 25,67 anni), Strasbourgo (Ligue 1, 21,45 anni), Eintracht Francoforte (Bundesliga, 24,48 anni) e Parma (Serie A, 24,26 anni).
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La Champions su Netflix? La Uefa apre agli streaming per i diritti tv (Daily Mail)
La Champions League su Netflix potrebbe diventare realtà. Come rivelato dal Daily Mail, la Uefa sta preparando una modifica radicale al bando per i diritti tv delle sue competizioni, con l’obiettivo di aprire la strada ai giganti dello streaming. Tra questi, proprio Netflix appare il candidato più atteso.
Una sola emittente per le partite di Champions
Il Daily Mail scrive a proposito di un rapporto pubblicato da Bloomberg: «In passato, i principali mercati venivano venduti ai broadcaster in momenti diversi, il che ha portato a una proliferazione di emittenti che trasmettono le partite. Il rapporto afferma che la Uefa vuole permettere a emittenti televisive e piattaforme di streaming di concorrere contemporaneamente per più mercati, cosa che con le vecchie regole era difficile da realizzare. Come parte di questo nuovo processo, ciò potrebbe significare che un singolo broadcaster ottenga i diritti esclusivi per trasmettere una partita a livello globale».
Contratti più lunghi
La testata britannica scrive: «Altrove, la Uefa sta anche discutendo la possibilità di permettere ai broadcaster di firmare accordi di più lunga durata per i propri pacchetti. Attualmente gli accordi hanno in genere una durata di circa tre anni, formula introdotta dalla Uefa più di vent’anni fa dopo le pressioni della Commissione Europea, che chiedeva di mantenerli limitati per aumentare la concorrenza. Il rapporto suggerisce che il cambio di rotta della Uefa verso contratti più lunghi sia arrivato dopo l’accordo da 1,5 miliardi di dollari (1,12 miliardi di sterline) siglato con Paramount nel 2022 per i diritti media della Champions League negli Stati Uniti fino al 2030. I bandi di gara per il processo a partire dal 2027 dovrebbero essere inviati dalla Uefa nelle prossime settimane».
L’effetto della nuova fase a gironi
Il Daily Mail prosegue: «Nel frattempo, l’attuale mercato televisivo della Uefa presenta un mix di piattaforme di streaming e broadcaster tradizionali: nel Regno Unito i diritti principali sono detenuti da Tnt Sports, mentre Amazon possiede i diritti per alcune partite. Il fatturato commerciale complessivo della Champions League, Europa League, Conference League e Supercoppa dovrebbe raggiungere almeno 4,4 miliardi di euro (3,84 miliardi di sterline) a stagione fino al 2027. La spinta a modificare il processo di gara arriva anche dopo l’introduzione della nuova fase a gironi ampliata della Champions League nella scorsa stagione, che ha aumentato il numero di partite per ciascuna squadra, sia nella fase a gironi che in quella a eliminazione diretta. La novità ha portato a un incremento del 18% dei ricavi da diritti televisivi nei sei principali mercati».