Mazzenga, la velocista di 92 anni: «Un team italo-americano sta facendo ricerche scientifiche su di me»

A Libero: «L’anno scorso sono andata a Pavia per fare degli esami». E' stato scoperto che le sue fibre muscolari sono di una 70enne e il flusso sanguigno di una 20enne. «Vivo da sola, finché posso faccio tutto da me»

Emma Maria Mazzenga

Foto Instagram della Federazione Italiana di Atletica

La velocista Emma Maria Mazzenga ha 92 anni, finora ha vinto 115 titoli italiani, 31 europei, 11 mondiali. Lo scorso anno ha battuto il record dei 200 metri degli over 90. L’ultimo risultato sul campo l’ha ottenuto l’anno scorso, quando ha coperto i 200 metri indoor in 51.47 secondi, battendo il guinness degli over90 che era di 54.47 e che aveva fatto lei stessa qualche mese prima. Ora la scienza si è interessata al suo caso: l’università di Pavia, assieme a quella di Milwaukee, nel Wisconsin, le ha prelevato un piccolo campione di muscoli e ha scoperto che le sue fibre assomigliano a quelle di una persona sana con vent’anni di meno e che il suo flusso sanguigno è quello di una 20enne. Il quotidiano Libero l’ha intervistata.

I ricercatori sono sbigottiti. Come la vive quest’attenzione scientifica?

«L’anno scorso sono andata a Pavia perché il dottor Porcelli, che è a capo della ricerca, mi ha chiesto se mi prestavo a questo studio e, naturalmente, l’ho fatto perché penso che sia giusto. È interessante vedere e frequentare queste persone, ho trovato un ambiente ottimo, di ragazzi giovani, ho fatto una serie di esami e questi sono i miei risultati. Dovrò tornarci a ottobre. Ma vede, io ho fatto la prof di scienze per parecchio tempo».

È vero che durante la pandemia, quando riusciva, sgattaiolava fuori di casa per allenarsi?

«Sì. Però deve capire che la questione è che io ho bisogno di fare dell’attività fisica. È proprio il mio fisico che me lo richiede. Anche in quel periodo del Covid ho fatto quel che potevo. È importantissimo».

Non la ferma proprio niente?

«Sono sincera, non lo so. Rispondo sempre così a chi me lo chiede: quando arrivi a novant’anni e passa non fai programmi. Io penso che finché posso continuerò a correre. Non so quanto continuerò a fare le gare, questo lo deciderò al momento: è anche un po’ scaramanzia, meglio non fare piani a lunga gittata».

E invece nel breve periodo?

«Ho delle gare a fine settembre a Catania e quelle penso di farle, se va tutto bene poi vediamo».

In queste settimane sta avendo una certa notorietà, ha scritto di lei anche il Washington Post. Come ha reagito?

«Sta succedendo tutto adesso, forse non me ne sto neanche rendendo conto del tutto. Però le dico la verità: siccome queste cose le faccio perché mi va di farle, e non le faccio con particolari finalità, sono venuti i risultati e va bene così. Questa popolarità è stata un di più. Non ho niente da fare, sono anche delle varianti alla routine quotidiana, mi rendono la vita meno monotona».

La sua famiglia cosa dice?
«Ho due figli e un nipote. Secondo me sono contenti, soprattutto perché sto bene, perché faccio la mia vita autonoma. I risultati sportivi vengono dopo».

Mi faccia capire, anche se credo di intuire la risposta: per “vita autonoma” cosa intende? Vive da sola, fa tutto lei, non l’aiuta nessuno?
«Sì, sì. Finché posso faccio tutto da me». 

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