Martinenghi: «La spinta per l’argento ai Mondiali? Merito di “Unstoppable” di Sia»

A Repubblica: «L'ho ascoltata prima della finale, dice "Non ho bisogno di batterie per giocare": è vero, perché io ho bisogno solo di una corsia. Volevo mollare dopo l'intossicazione alimentare».

Martinenghi

Italy's Nicolo Martinenghi celebrates after winning the final of the men's 100m breaststroke swimming event during the Paris 2024 Olympic Games at the Paris La Defense Arena in Nanterre, west of Paris, on July 28, 2024. (Photo by Jonathan NACKSTRAND / AFP)

Nicolò Martinenghi ha vinto la medaglia d’argento nei 100 rana ai Mondiali di Singapore, dopo aver trascorso una notte insonne per via di un’intossicazione alimentare. Il nuotatore, infatti, aveva anche pensato di mollare, ma alla fine ha optato per gareggiare comunque. La sua intervista a La Repubblica.

Martinenghi: «La spinta per l’argento ai Mondiali? Merito di “Unstoppable” di Sia»

Martinenghi, da dove arriva questa medaglia?

«Da “Unstoppable” di Sia: la ascoltavo prima della finale, c’è un verso che dice “Non ho bisogno di batterie per giocare”. È vero, perché io ho bisogno solo di una corsia, la voglia di gareggiare ce l’ho sempre».

Era convinto di essere competitivo a questi Mondiali?

«La cosa strana è che sapevo che in preparazione stavo andando forte, eppure non avevo ancora sensazioni buone. Poi, arrivato qui, da un momento all’altro, mi sono sentito davvero bene. Quando si avvicina il momento della verità mi scatta qualcosa dentro. Ho pensato anche a quello che diceva Mike Tyson sulla paura dell’avversario come carburante da sfruttare nell’incontro. Ecco, io non ho avuto paura di nessuno, nonostante la notte passata in bagno a vomitare e il mio stato d’animo».

Ha pensato di rinunciare alla finale?

«Sì, l’idea di mollare ce l’ho avuta. Ero quasi in lacrime perché dicevo: io vivo per questo, quest’anno in particolar modo ho tanta voglia di esprimermi, nelle eliminatorie stavo veramente bene in acqua e quando capisci che porti una bandiera sulla testa, un orgoglio tuo da difendere, una voglia di dimostrare che c’è tanto lavoro alle spalle, tutto il resto sparisce. Ho trascorso una giornata in un mutismo selettivo cercando di entrare nella mia sfera. Matteo Giunta è stato molto bravo, mi ha detto che tutto quello che era accaduto prima non contava niente, contava solo essere qui e ora».

Chi è il Nicolò del qui e ora?

«Il risultato del passato e delle scelte che ho fatto. A Pedoja devo molto, non posso che ringraziarlo, ma avevo bisogno di ricominciare da zero dopo le Olimpiadi, cercare nuovi stimoli».

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