Marchand è un marziano: record del mondo nei 200 misti. Come fa? “Si rigenera mentre fatica”
Cancellato dopo 14 anni il primato di Lochte, con più di un secondo di margine. Gli scienziati spiegano a L'Equipe come funziona il suo corpo da pesce

France's Leon Marchand competes in the final of the men's 400m medley swimming event during the World Aquatics Championships in Fukuoka on July 23, 2023. (Photo by MANAN VATSYAYANA / AFP)
Leon Marchand viene da un altro pianeta. Come Pogacar, stessa razza aliena. Ai Mondiali di nuoto di Singapore il campione francese ha devastato il record del mondo nei 200 misti che resisteva dal 2011, con un crono spaventoso: 1:52.69. Cancellato dopo 14 anni il primato di Ryan Lochte (1.54.00). Esatto: di più di un secondo.
A Parigi aveva vinto due ori, nei 200 metri farfalla e 200 rana, nella stessa sera. A distanza di appena un’oretta e mezza. Firmando peraltro due record olimpici, in faccia ai più forti delle due specialità. E L’Equipe aveva provato a spiegare fisiologicamente questo fenomeno delle acque. Chiedendone conto agli scienziati.
Perché “Marchand sembra un ragazzo normale, un uomo qualunque che tuttavia si trasforma quando indossa la muta e si tuffa nelle acque clorate della piscina olimpica. Non ha nulla dei velocisti del Golgoth, né ha caratteristiche fisiche atipiche come le braccia sproporzionatamente lunghe di Michael Phelps o del dorso di Camille Lacourt”. E allora? Come fa?
Non ha un torso sproporzionato, è altro appena 1,86, pesa 77 kg. E’ un nuovo prototipo di nuotatore straordinario dal fisico “normale”. Quando sei magro hai meno resistenza in acqua, sviluppi una tecnica specifica per il tuo corpo. E Marchand “beneficia di una grande flessibilità articolare, in particolare delle spalle, fondamentali per la farfalla, e anche dei piedi. Non sono grandissimi, 46, ma sono flessibili”. “Solitamente i piedi sono dritti, i miei vanno verso l’interno il che mi permette di prendere più acqua nelle ondulazioni – spiegava lui – Più del mio fisico credo che siano le mie capacità energetiche a differenziarmi dagli altri. Riesco a rigenerare il mio corpo abbastanza facilmente, anche durante una gara. Dopo 300 metri posso nuotare come se mi fossi appena tuffato. E non sono molti quelli che ci riescono”.
Insomma recupera come nessuno ma. Il coordinatore del servizio di ottimizzazione delle prestazioni della Federazione francese, Robin Pla, effettua le misurazioni del lattato, un indicatore che illustra il profilo metabolico e il dispendio energetico, e dice: “Ciò che vediamo in Léon, attraverso i suoi dati post gara e post recupero, è soprattutto la sua capacità di recuperare molto rapidamente. Gli bastano venti minuti e 900 metri di recupero per ritrovare un valore bassissimo. Soprattutto perché non sale molto in alto, esprime un VO2max elevato, una capacità molto elevata di consumare ossigeno, quindi di eliminare naturalmente il lattato, dopo, ma anche durante la gara. Al di là della sua resistenza, che gioca un ruolo importante nella sua fluidità, può fare affidamento sul sistema parasimpatico per gestire le proprie emozioni e garantire che non influenzino un cuore che corre”.
“Il suo cuore è capace di autoregolarsi e calmarsi facilmente. Lo avevamo già osservato nei nostri dati di tre o quattro anni fa. Léon fa molti esercizi di respirazione, lo aiuta a resettare e risincronizzare il sistema nervoso autonomo”.
Ma Marchand è convinto che la sua maggiore risorsa sia ancora un’altra: “La mia più grande forza è questo fantastico rapporto che ho con l’acqua. Riesco ad essere ben allineato nei flussi e sott’acqua, il che mi permette di opporre meno resistenza degli altri. Questo rapporto con l’acqua è piuttosto intimo e istintivo. Quando ero piccolo era il luogo dove mi sentivo più a mio agio, dove potevo rifugiarmi. Lì mi trovo nel mio elemento e, ogni giorno, lavoro sul mio modo di sentire la densità dell’acqua, la sua pressione. Per adattare i tempi della mia nuotata, chiudo gli occhi ed è la pressione dell’acqua a darmi gli indizi giusti”.