Navratilova: «Non avrei disertato la Cecoslovacchia comunista per l’America di Trump»

Alla Bbc: "Gli Stati Uniti ora non sono una democrazia. Non credo nemmeno che mi lascerebbero entrare, visto che non solo a favore del Presidente"

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Roma 21/05/2023 - finale Internazionali BNL d'Italia / foto Imago/Image Sport nella foto: Martina Navratilova ONLY ITALY

Cinquant’anni fa, nel 1975, Martina Navratilova lasciò tutto. Lasciò soprattutto la Cecoslovacchia comunista, per iniziare una nuova vita negli Stati Uniti. Era una studentessa diciottenne delle superiori, è diventata una delle disertrici più note della Guerra Fredda, e solo dopo una delle giocatrici di tennis più iconiche della storia. Oggi, dice intervistata da Amol Rajan sulla Bbc, gli Stati Uniti “non mi lascerebbero entrare”. Perché “non sono a favore di Donald Trump”.

Se fossi ancora nella stessa posizione e dovessi andare a vivere da qualche parte, non sarei in America, perché al momento non è una democrazia”.

Gli Stati Uniti, dice, “si stanno decisamente rivoltando contro i migranti. La Homeland Security sta cacciando fuori delle persone, perché non sono completamente d’accordo con il programma di Trump… perché non vogliono sposarlo”.

Torna sulla decisione di disertare negli Stati Uniti. Descrive un’infanzia “idilliaca” a Ševnice, oggi Repubblica Ceca, con una famiglia amorevole. “Non sapevo quando avrei rivisto i miei genitori, o se li avrei mai rivisti”.

Navratilova ha la doppia cittadinanza statunitense e ceca e vive ancora negli Stati Uniti con la moglie, la modella Julia Lemigova. Teme che, nell’attuale clima politico, possa perdere la sua cittadinanza: “Tutto è in bilico in questo momento, ed è proprio questo il punto. Tutti camminano sulle uova, senza sapere cosa succederà.”

Navratilova parlato anche della sua lotta contro il cancro negli ultimi 15 anni. Le fu diagnosticato per la prima volta un tumore al seno nel 2010, a 52 anni. Poi, 13 anni dopo, il tumore si ripresentò, insieme a un secondo tumore alla gola. “L’ho scoperto così. Ho pensato, ‘oh, questo linfonodo è un po’ più grande’. E un paio di settimane dopo, era ancora più grande. Abbiamo avuto i risultati, ed è cancro. E io ho pensato, ‘Oh mio Dio, sto per morire'”. Anche se dice che il trattamento è stato “un inferno”, ora si sente “bene”. “Toccando ferro, via libera e nessun effetto collaterale – a parte il fatto che il vino rosso non ha ancora un buon sapore, quindi ho cambiato direzione, passando a tequila e vodka. Sono fortunata. La cura è stata un inferno, ma il dopo è stato fantastico. Il cancro mi ha insegnato ad apprezzare davvero ogni giorno, cosa che facevo già abbastanza. Ma soprattutto, a non preoccuparmi delle piccole cose. È una cosa che si può risolvere”.

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