Lotito: «La pirateria audiovisiva non è un semplice malcostume, ma un fenomeno criminale»
Il presidente della Lazio: «la criminalità organizzata non può più guadagnare dal pezzotto e non glielo permetteremo»

Roma 10/01/2024 - Coppa Italia / Lazio-Roma / foto Image Sport nella foto: Claudio Lotito
Il senatore di Forza Italia e presidente della Lazio Claudio Lotito, intervenuto oggi alla Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia, in occasione degli Stati Generali della lotta alla pirateria organizzati da FAPAV e Ipsos.
«La pirateria audiovisiva non è un semplice malcostume, ma un fenomeno criminale organizzato che sottrae risorse vitali allo sport, alla cultura e all’economia nazionale. Con la legge antipirateria, approvata all’unanimità dal Parlamento, abbiamo finalmente uno strumento moderno, efficace e condiviso per combatterla».
«Ogni contenuto pirata è un danno concreto. Parliamo di oltre 300 milioni di euro sottratti ogni anno al solo comparto sportivo. Il blocco dei flussi illegali entro 30 minuti, il Piracy Shield, la responsabilità degli operatori e le sanzioni ai fruitori sono strumenti fondamentali. Ma serve una cultura della legalità digitale, un’alleanza tra istituzioni, imprese e cittadini»
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Il numero uno della Lazio ha detto che «la criminalità organizzata non può più guadagnare dal pezzotto e non glielo permetteremo. Dobbiamo in tutti i modi impedire l’uso del pezzotto e far sapere a tutti, anche i più giovani, che ora è un reato. Chi farà uso di servizi streaming piratati verrà individuato dalle autorità e convocato. Non si scherza più e tutti devono saperlo. Alla repressione però deve essere accostata anche la formazione, soprattutto verso i più giovani. Abbiamo già identificato 5mila persone e quando la legge entrerà a pieno regime vi lascio immaginare. Il processo è avviato e sarà irreversibile».
Ieri, all’audizione dei rappresentanti della FIGC Giancarlo Viglione e della Lega Nazionale Professionisti Serie A Andrea Butti, aveva detto
«Chi va allo stadio con uno striscione discriminatorio, con armi improprie o con petardi non è una persona che va a vedere la partita, è una persona che vuole creare disordini. Il riconoscimento facciale può essere uno strumento tecnologico utile per fare una differenza sostanziale tra il tifoso e il delinquente, distinguendo tra l’appassionato e chi invece viola le norme e va trattato con il codice penale.
Si potrebbero così individuare i responsabili di determinate azioni e rendere effettiva la pena nei confronti di chi ha violato le norme. La nostra priorità è respingere i delinquenti. Il riconoscimento facciale potrebbe non solo consentire di individuare le persone che compiono tali azioni ma anche di espellerle definitivamente dal sistema. Io già vent’anni fa posi questo problema. Se in un settore ci sono tre persone che hanno un comportamento scorretto, perché bisogna sanzionare tutto lo stadio? Penso che sia allo stesso tempo fondamentale potenziare la prevenzione, a partire dalle scuole calcio e soprattutto dalle società».