A La Stampa: «In Italia non dovete mai dimenticarvi dell’arte del difendere: siete maestri. Giocare da dietro ok ma se, poi, ti fai sorprendere che senso ha?».

Krol: «Vincerà l’Inter. Il mio Napoli ha perso punti per strada che non doveva perdere»
La Stampa, a firma Guglielmo Buccheri, intervista Rudy Krol.
Quattro squadre in sei punti: chi arriva primo al traguardo?
«Dico Inter, poi il “mio” Napoli».
Inter perché?
«Mi sembra quella costruita meglio e non ho mai creduto alla troppe partite come ostacolo: ai giocatori importa andare in campo e fare il loro lavoro».
Il “suo” Napoli…lo chiama ancora così.
«Là ho vissuto un’esperienza che mi ha legato a quei colori. Ora che è rientrato Buongiorno, Conte si sentirà più al sicuro, ma hanno perso punti per strada che non dovevano perdere…».
Lo stato di salute del nostro pallone a che livello è?
«Come ho detto prima, la Serie A è tutta da vedere e, io, la vedo con la massima attenzione. Non dovete mai dimenticarvi dell’arte del difendere: siete maestri».
Eppure prende sempre più quota chi, da dietro, avanza palla al piede.
«Sì, è così. Ma se, poi, ti fai sorprendere che senso ha? La palla al piede va bene, ma prima bisogna saper marcare».
Il nostro tecnico migliore?
«Resta Spalletti»
Krol: «Osimhen e Kvara non sono Messi e Ronaldo. La loro fortuna è che hanno il Napoli alle spalle» (2023)
Su Avvenire una lunga intervista a Ruud Krol. Ha giocato a Napoli, sa cosa vuol dire vincere uno scudetto in questa città. Traguardo che si appresta a tagliare la squadra di Luciano Spalletti. Oggi non sarà allo stadio, è appena tornato da un viaggio, ma a Napoli è stato dieci giorni fa e ha visto che clima si respira.
«ho avvertito, come sempre, un entusiasmo contagioso… Se vinciamo prepariamoci a sette giorni senza andare a lavorare».
Krol ci è andato vicinissimo allo scudetto con il Napoli, nella stagione 1980-81. Poi la squadra arrivò terza.
«Vero, il nostro nella stagione 1980-‘81 poteva essere il primo storico titolo. Ma eravamo una squadra di combattenti, senza nazionali. Tanti buoni giocatori, un giovane promettente come Luciano Marangon e un paio di ottimi attaccanti come Antonio Capone e Gaetano Musella. Antonio è uno che il suo talento l’ha un po’ buttato in mare… E poi comunque la Juve che vinse quello scudetto era più forte di quella di adesso».
Ricorda l’allenatore di allora, Rino Marchesi.
«Marchesi è stato un buon allenatore per quel Napoli che gli permise di andare poi ad allenare la Juventus e quindi continuare a lottare per lo scudetto… Noi invece gli anni seguenti abbiamo sofferto e lottato per non retrocedere. Ricordo però con affetto i mister Giacomini e Pesaola e la passione del presidente Ferlaino che poi con Maradona si è tolto tante soddisfazioni».
Se Maradona fosse arrivato un anno prima, Krol sarebbe diventato campione d’Italia?
«I campioni come Maradona a Napoli o Cruijff all’Ajax, fanno sempre la differenza, ma i grandi fuoriclasse come loro sapevano anche che non si vince mai da soli. Il Napoli di Spalletti non ha dei fuoriclasse, ma un gruppo così unito e organizzato che il tecnico è stato capace di far diventare una macchina perfetta…».
Krol parla di Osimhen e Kvaratskhelia.
«Osimhen è un buon goleador e Kvaratskhelia è un grande dribbling-man ma non sono due giocatori del livello di Messi o Cristiano Ronaldo. La loro fortuna è che hanno alle spalle Lobotka, Anguissa, Zielinski, Di Lorenzo e anche Kim che fa sempre il suo errore di posizione ma alla fine ha giocato un ottimo campionato e non ha fatto rimpiangere Koulibaly».
E parla anche di De Ligt. Il centrale olandese ex Ajax era arrivato alla Juve come “l’erede di Krol”, ma poi è stato dirottato al Bayern Monaco.
«De Ligt è un buon difensore, ma non mi somiglia. Io prima di chiudere da libero al Napoli avevo giocato terzino destro, sinistro, stopper… sapevo costruire il gioco e difendere come pochi al mondo. De Ligt è un ragazzo che ancora deve mangiare parecchi polli prima di arrivare ad essere Krol».
Dei suoi anni napoletani, Krol dice:
«Io dico sempre che all’Ajax ho vinto tutto, ma il periodo più bello e formativo della mia vita l’ho vissuto a Napoli. Ho conosciuto a fondo la città, ho toccato con mano i problemi, la povertà, ho parlato con gli scugnizzi e con i pescatori di Mergellina. E lo faccio ancora ogni volta che torno, riprendo sempre il discorso dove lo avevo interrotto quarant’anni fa».
Il terzo scudetto, scaramanzie inutili a parte, ormai il Napoli ce l’ha in, tasca ma si aprirà un ciclo vincente oppure i tifosi dovranno aspettare altri 33 anni per festeggiare? Krol:
«Il presidente Aurelio De Laurentiis ha salvato il Napoli quando lo ha preso in serie C, lo ha reso sempre più
competitivo e in futuro non credo che smetterà di rinforzarlo. L’anno prossimo con Spalletti proveranno ancora a vincere lo scudetto e ad andare in fondo alla Champions e pensare questo mi rende felice perché i napoletani sono un popolo unico al mondo e meritano di vivere questa grande gioia, grazie al calcio».