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Il City in casa non vince nemmeno contro l’Everton: Guardiola fermato sull’1-1

Haaland sbaglia il rigore del 2-1. All’ultimo minuto subisce anche un contropiede mortale vanificato solo dall’intervento di Akanji che si oppone al tiro di Harrison

Il City in casa non vince nemmeno contro l’Everton: Guardiola fermato sull’1-1
Manchester City's Spanish manager Pep Guardiola reacts during the UEFA Champions League quarter-final second-leg football match between Manchester City and Real Madrid, at the Etihad Stadium, in Manchester, north-west England, on April 17, 2024. (Photo by Darren Staples / AFP)

Il City di Guardiola non vince nemmeno contro l’Everton, fresco di passaggio di proprietà ai Friedkin, all’Etihad Stadium. Prima passa in vantaggio con Bernardo Silva. Ma, in ossequio alla legge di Murphy, dopo 20 minuti subisce il pareggio da Ndiaye.

Senza contare il rigore parato da Pickford (è più Haaland che lo sbaglio). Il City rischia pure di perderla perché durante l’ultimo minuto di gioco subisce un contropiede mortale vanificato solo dall’intervento di Akanji che si oppone al tiro di Harrison. “Un contropiede quattro contro due. Quattro contro due!“, sottolinea il Guardian.

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La situazione sta diventando sempre più strana. Il City ha avuto delle occasioni, ma l’Everton avrebbe potuto anche rubargliela in contropiede. L’Everton, che nelle ultime tre settimane ha evitato la sconfitta contro Liverpool, Arsenal, Chelsea e City“.

Il Telegraph chiude il live della partita così: “Una sola vittoria su 13 partite per il Manchester City, mentre l’Everton conquista un altro prezioso punto contro una delle sei grandi squadre della Premier League“.

Guardiola ha barcellonificato la Premier. L’ultimo resistente è Dyche: «Il calcio oggi è come le partite dei bambini»

Pep Guardiola vive con il suo Manchester City una crisi di risultati senza precedenti. Eppure, in un articolo di poche ore fa, il The Telegraph decide di analizzarne i pregi a livello generico. Le sue influenze, l’attrattiva che le sue innovazioni hanno avuto nel calcio globale. Punto essenziale della tesi del quotidiano inglese riguarda il numero di gol segnati in Premier League, in enorme crescita (ma non sarà anche che lì vi sono i migliori giocatori? ndr) rispetto agli anni in cui il tecnico in voga era Mourinho o chi per lui. Di seguito quanto scrive il The Telegraph a riguardo:

Le partite di Premier registrano una media di oltre tre gol per partita. Anche i clean sheet (le squadre che finiscono senza subire reti, ndr) sono in calo: i 157 della scorsa stagione su 380 partite sono il totale più basso dall’inizio della Premier League e 50 in meno rispetto alla stagione precedente.

Tutte le strade portano a Pep Guardiola quando si cerca una spiegazione. Il catalano potrebbe trovarsi nel mezzo della sua prima crisi professionale al Manchester City, ma osservando l’attuale Premier League non può avere dubbi di essere l’architetto del modo in cui oggi si gioca il calcio. Ciò che una volta veniva descritto come la “barcellonizzazione” dello sport ha permeato ogni livello, con allenatori di serie inferiori altrettanto devoti all’idea di portieri con “due piedi sinistri” che fanno passaggi di sei metri quanto lo è Ange Postecoglou del Tottenham Hotspur.[…]

Sempre meno allenatori elogiano i meriti di una squadra impostata con due linee di quattro, e sembra che i tifosi, che pagano più che mai per i biglietti, siano meno tolleranti verso squadre in cui i terzini non sovrappongono regolarmente i loro esterni. Sean Dyche dell’Everton è in qualche modo un’anomalia nella Premier League di quest’anno, dato che la sua squadra eccelle nel mantenere clean sheet – ne ha registrati sette nelle ultime dieci partite di Premier League – ma fatica notoriamente a segnare. Dyche riconosce come il gioco si sia evoluto e conosce le qualità che gli allenatori cercano per migliorare la produttività nelle zone offensive, ma ha a lungo sostenuto che sono coloro con più risorse economiche a potersi permettere il maggiore spirito d’avventura. […]”

Nell’argomentazione, il quotidiano riporta proprio le dichiarazioni del tecnico dell’Everton sul punto:

«Difendere è diventato più difficile. Se tocchi qualcuno ora, cade. I vecchi tempi in cui si poteva essere decisi con un attaccante non esistono più. Questo sicuramente gioca un ruolo. Qualcuno mi ha detto che la nostra partita contro il Chelsea [domenica] sembrava una partita di difesa vecchia scuola. Ho risposto: ”No, questa è la nuova scuola. Non ci sono stati tackle duri né si è fermato fisicamente qualcuno. Si trattava di bloccare le linee di passaggio e lavorare come collettivo. Non puoi più essere fisico. Domenica è stato come una partita di under 10 e ci sono stati 20 falli fischiati contro di noi. Il calcio sta andando in questa direzione e sembra che tutti lo amino»

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