Comincia tutto con il suo ingresso al posto di Ngonge. Da quel momento è come se la squadra si riconoscesse

Politano posseduto dallo spirito di Zidane. Lo scrive la Gazzetta dello Sport nella cronaca di Monza-Napoli a cura del giornalista Alex Frosio.
Bastano quattordici minuti di Napoli vero, quello che si è cucito il tricolore sul petto. Inizia tutto quando Calzona, al nono della ripresa, inserisce Politano e ristabilisce interamente l’undici che ha vinto lo scudetto, “sporcato” nella formazione iniziale solo da Ngonge. Da quel momento è come se la squadra si riconoscesse: il Napoli ha ritrovato magicamente le connessioni e la capacità di creare bellezza. I quattro gol che ribaltano il Monza sono infatti meravigliosi per motivi diversi.
Comincia Osimhen, forse la rete più bella, per la maestosità leonina con cui il nigeriano si issa sulla testa di Izzo a 223 centimetri di altezza per scaricare in rete di testa – e di rabbia – l’importantissimo gol del pareggio. Dopo appena due minuti proprio Politano viene posseduto dallo spirito di Zidane e gira in porta con il sinistro al volo verso l’incrocio il sorpasso. Poi Zielinski, e sono passati quattro minuti dall’uno-due, rianima il proprio spirito perduto piazzando il sinistro nel sette.
La pagella napolista di Politano
POLITANO dal 54’. Entra e dà il via ai quindici minuti dell’inaspettata resurrezione azzurra. E segna un gol da custodire in cineteca, una sorta di vettore che finge di dirigersi da una parte e poi all’improvviso va dall’altra – 7
La panchina, evidentemente, gli dona. Entra e segna il gol della stagione e della carriera – 7