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Xavi lavora sottobanco per la Spagna, de la Fuente si fida più di lui che di Dio (Relevo)

La Roja deve all’allenatore blaugrana buona parte della sua crescita; sta facendo molto di più per la Nazionale che per il suo club.

Xavi lavora sottobanco per la Spagna, de la Fuente si fida più di lui che di Dio (Relevo)
Barcelona's Spanish coach Xavi gestures during the UEFA Champions League Group H football match between Royal Antwerp FC and FC Barcelona at the Bosuilstadion in Antwerp, on December 13, 2023. (Photo by JOHN THYS / AFP)

La Nazionale spagnola sta beneficiando dei talenti del Barcellona lanciati da Xavi. Il giornalista Alfredo Matilla analizza su Relevo il lavoro del tecnico blaugrana per “facilitare” le scelte di de La Fuente:

“Xavi lavora sottobanco. È il manager del Barça e il secondo di Luis de la Fuente. Sta facendo molto di più per la Nazionale spagnola che per il suo club. La Roja gli deve buona parte della sua crescita. Non è solo Pau Cubarsí. Il giovane difensore è solo un altro caso in cui l’allenatore è uscito vittorioso e di cui ha beneficiato. Cubarsí stava per essere convocato dall’ U-17, U-19 o U-21 e dopo averlo visto contro il Napoli, de la Fuente l’ha portato nella maggiore. Con Gavi è successo praticamente come con Pau. Xavi, non appena è arrivato, ha messo la squadra nelle sue mani. Quell’audacia e la conseguente chiamata della Nazionale sono state criticate nonostante il centrocampista abbia dato ritmo in attacco e in difesa.

Parlando di apparizioni stellari, il tecnico blaugrana ha dato peso anche a Lamine Yamal e un volto nuovo a Ferran Torres, quindi la Nazionale non ha fatto altro che impossessarsi di tutte le mosse di Xavi. De la Fuente e i suoi assistenti confidano più nella parola e nell’opera di Xavi che in quella di Dio. Resta solo Fermín. È un calciatore totale che può giocare in diverse posizioni. Il giorno in cui andrà in Nazionale maggiore, Xavi dovrà scambiare la panchina con il secondo di de la Fuente (Pablo Amo) o, almeno, farsi pagare per il servizio”. 

Xavi ha cambiato il volto del Barcellona grazie ai giovani

Il Barcellona ha vinto col Napoli in Champions League schierando, nella partita più importante della stagione, un 2003 e due 2007 nell’undici titolare.

I numerosi infortuni dei blaugrana hanno sicuramente influito, ma Xavi avrebbe potuto tranquillamente cambiare modulo per mandare in campo i più esperti (cosa che avrebbe fatto un allenatore italiano per una semplice partita di Serie A). C’era la soluzione 4-2-3-1, Joao Felix dietro Lewandowski. Invece ha tenuto in panchina il portoghese (subentrato nel secondo tempo), Sergi Roberto (reduce da infortunio, anche lui subentrato) e ha schierato titolare Fermin Lopez, classe 2003, già 30 presenze in questa stagione con 5 gol e 1 assist.

Nel match di ieri esordiva in Champions un 2007, Pau Cubarsì, difensore centrale (11 presenze complessive con la prima squadra). C’era un trentenne Inigo Martinez in panchina, che all’andata (salvo il gol di Osimhen) non aveva fatto una brutta gara. I quotidiani spagnoli se ne cadono di elogi dopo la prestazione di ieri di questo ragazzino.

Per non parlare di Lamine Yamal, esordiente a 15 anni la scorsa stagione con il Barça e quest’anno si è impossessato della fascia destra d’attacco: 38 presenze, 6 gol, 7 assist. A luglio compirà 17 anni. Nei primi venti minuti di partita contro il Napoli, Mario Rui non c’ha capito molto. L’azione del gol di Cancelo è partita da lui.

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