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Razzismo, il cattivo gusto dell’Atalanta che non si è inginocchiata per Juan Jesus (Corsera)

Certi momenti hanno un significato che va oltre l’accordo o il disaccordo. Sennò si finisce per pensarla come Viktor Orbán

Razzismo, il cattivo gusto dell’Atalanta che non si è inginocchiata per Juan Jesus (Corsera)
Ci Napoli 30/03/2024 - campionato di calcio serie A / Napoli-Atalanta / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Gian Piero Gasperini

Razzismo, il cattivo gusto dell’Atalanta che non si è inginocchiata per Juan Jesus. Il Corsera piazza in prima pagina la questione razzismo e l’iniziativa del Napoli che si è inginocchiato prima della partita per protestare contro la sentenza di assoluzione per Acerbi (quello che al Corsera ha rilasciato quest’intervista qui che da sola varrebbe la squalifica per un anno).

Il Corriere della Sera fa una scelta editoriale netta: in apertura di pagina la protesta del Napoli e in basso la cronaca della partita. Francesco Battistini scrive uno splendido articolo, molto inconsueto per la stampa italiana, di cui riportiamo ampi stralci.

‘O surdato s’è indignato. Da solo. L’aveva detto e l’ha fatto: assolvere Acerbi è stata una follia, e se si finge di dare un calcio al razzismo e poi non si punisce chi ti dà del negro in campo, beh, tanto vale.

Il Napoli s’è rifiutato di stampare sulle maglie la scritta «keep racism out» imposta dalla Lega calcio (la quale, per inciso, potrebbe anche spiegarci che cos’è questa discriminazione della lingua italiana). I tifosi hanno accettato di sventolare messaggi che chiedevano rispetto. E prima della partita contro l’Atalanta, i giocatori si sono inginocchiati in segno di solidarietà col compagno Juan Jesus, che aveva accusato l’interista Francesco Acerbi d’averlo offeso per la pelle nera, ma non era stato creduto.

Black Lives Matter, le vite nere valgono. Ieri s’è scoperto che può essere un valore anche a tasso variabile. Perché i giocatori dell’Atalanta, loro, hanno guardato imbarazzati quelli del Napoli. E non si sono inginocchiati affatto. Sono rimasti in piedi, non si sa bene se per disaccordo o per distrazione, di sicuro con cattivo gusto. Una Dea che non si prostra davanti a un Jesus, nemmeno se è Pasqua, fa risorgere antichi sospetti fra bergamaschi e napoletani: vi ricordate le curve che inneggiavano alla lava del Vesuvio e quelle che gioivano per le bare del Covid? E i più vecchi, hanno dimenticato la monetina di Alemao?

Juan Jesus non è l’afro George Floyd che fu soffocato per strada. Acerbi non è il poliziotto Chauvin che lo paralizzò col ginocchio. Gli atalantini non sono trumpisti che «doesn’t matter», tanto è lo stesso.

Ma certi momenti hanno un significato che va oltre l’accordo o il disaccordo. Sennò si finisce per pensarla come Viktor Orbán, il premier ungherese, quello che accetta d’inginocchiarsi solo davanti a Dio, per la patria o per chiedere a una donna di sposarlo. I napoletani l’hanno fatto per un sussulto di dignità. L’Atalanta poi li ha fatti neri lo stesso, ma in un altro senso. 

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