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Razzismo, il calcio per fortuna non è quello degli Acerbi, non cattivi ma sciocchi, superficiali (Italo Cucci)

Sul Corriere dello Sport: “Quanta leggerezza e indolenza delle istituzioni sportive nell’affrontare il tema, come se fosse roba da bar sport”

Razzismo, il calcio per fortuna non è quello degli Acerbi, non cattivi ma sciocchi, superficiali (Italo Cucci)
Db Roma 24/05/2023 - finale Coppa Italia / Fiorentina-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Arthur Cabral-Francesco Acerbi

Razzismo, quanta leggerezza delle istituzioni sportive, come se fosse roba da bar sport. Ne scrive Italo Cucci sul Corriere dello Sport.

“Vorrei tacere ma non posso perché – anche se sono un privato cittadino, perdippiù giornalista… di una volta – non voglio imitare i federali della Figc e i leghisti della Lega Calcio che stanno affrontando il problema con indolenza e leggerezza come se fosse roba da Bar Sport”. Scrive così Italo Cucci sul Corriere dello Sport in risposta ad alcune lettere sul caso Acerbi-Juan Jesus e razzismo. Attacca le istituzioni sportive

“Dicevo della colpevole leggerezza delle istituzioni sportive (nessun mondo è senza peccato) che non fanno di tutto, anche con durezza, per distinguersi dalle istituzioni politiche tolleranti e da quelle accademiche incoraggianti che di questi tempi ridanno vita all’antisemitismo di strada e di piazza, di cortei e adunate, un razzismo “banale”, come si diceva, prodotto da una maleducazione tollerata se non nutrita. Il calcio per fortuna non è quello degli Acerbi, non cattivi ma sciocchi, superficiali, quelli che preoccupano anche Spalletti se è vero che si ripropone di offrire una semplice quanto disattesa educazione di gruppo agli Azzurri”.

Conclude con un racconto istruttivo e un’esortazione

“Tanti anni fa – novembre 1985 – andammo con la Nazionale di Bearzot a Katowice per giocare contro la Polonia e raccontai una importante storia azzurra. Alla vigilia del match mi venne in mente di chiedere in hotel quanto fossimo lontani da Auschwitz. Fecero gli gnorri, poi un inserviente cubano mi mostrò una cartina: Oswięcim. Era a pochi chilometri, era Auschwitz, i polacchi preferivano ignorare quello che oggi viene ampiamente documentato dal film “La zona d’interesse” di Glazer. Ne parlai con Enzo e tutti visitammo quel luogo d’orrori nazisti. E non solo. Al ritorno lanciai in tv prima d’altri una proposta: portate gli studenti a visitare Auschwitz, impareranno a quali livelli di malvagità può condurre il razzismo. Il suggerimento è sempre valido. Anche per i calciatori”.

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