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Napoli, al terzo allenatore si può dire che il problema non è tattico. I casi Zielinski e Osimhen (Corsport)

Non si è visto nulla di nuovo però c’è stata la prova d’orgoglio. È un club in cui non si avverte il senso d’appartenenza

Napoli, al terzo allenatore si può dire che il problema non è tattico. I casi Zielinski e Osimhen (Corsport)
Db Milano 17/03/2024 - campionato di calcio serie A / Inter-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Hakan Calhanoglu-Hamed Traore’-Nicolo’ Barella

Napoli, non si è visto nulla di nuovo ma almeno c’è stato l’orgoglio. È quel che scrive il Corriere dello Sport nell’analisi di Inter-Napoli finita 1-1

Non c’è granché da illudersi. Non si è visto nulla di nuovo. Né potremo vederlo nelle nove partite da qui alla fine del campionato. Ma almeno non c’è stata la resa. E non è poco. Il Napoli è al terzo allenatore. È evidente che non si tratta di un problema tattico né tantomeno tecnico. Ha smarrito la direzione ma l’impegno in campo né l’orgoglio dei campioni sono mai venuti meno: né con Garcia né con Mazzarri né con Calzona.

È un club in cui oggi non si avverte il senso d’appartenenza che è l’equivalente calcistico della fede: sposta le montagne. Se il Napoli si ritrova contro l’Inter con Osimhen e Zielinski che vivono da separati in casa, vuol dire che c’è qualcosa non va nella stanze dei bottoni.

Purtroppo il post-scudetto ha confermato che alcune piazze pagano più di altre la disabitudine a vincere. Tutto quel che è accaduto dalla conquista dello scorso campionato, ha reso chiaro come mai a Napoli non si festeggiava da trentatré anni.

Il Napoli ha subito a lungo, sempre tristemente distante dal bel ricordo di sé (Gazzetta)

Il Napoli ha subito a lungo, sempre tristemente distante dal bel ricordo di sé. Lo scrive Luigi Garlando sulla Gazzetta nell’analisi di Inter-Napoli 1-1.

Inzaghi potrà gestire in serenità, come il Napoli un anno fa che calò senza problemi in coda al torneo. La seconda stella non vacilla. Ma la squadra è stanca, visibilmente e comprensibilmente, dopo la lunga fuga e tante partite ravvicinate. A partire dalla ThuLa e da colonne che hanno tirato per mesi la carretta, come Barella. Il Napoli ha subito a lungo, sempre tristemente distante dal bel ricordo di sé, incapace di produrre bellezza in velocità come un tempo, senza l’acciaccato Osimhen e con un Kvaratskhelia minore. Ma nell’ultima mezz’ora, piena di buona volontà, con un Lobotka cresciuto, ha meritato il pari di Juan Jesus che la porta a -6 dalla Roma quinta e tiene vive le speranze di Champions, complici gli scontri diretti in casa. Fermare la capolista dà comunque morale. Il titolo della serata? Un mesto passaggio di consegne.

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