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È ridicolo combattere il razzismo con i like e le frasi ipocrite recitate a pappardella

Sono una farsa. Che sia razzismo, lotta al tumore, per la parità di genere. Giocatori e allenatori recitano frasi a cui forse neanche credono

È ridicolo combattere il razzismo con i like e le frasi ipocrite recitate a pappardella
Ci Napoli 27/08/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Sassuolo / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Juan Jesus

Ogni volta è sempre la stessa storiella. Avviene un episodio di razzismo, ondata di indignazione, sostegno alla vittima, e campagne di sensibilizzazione. Una giostra che non smette di girare. Tutti ci facciamo un giro su, poi scendiamo e risaliamo al momento giusto.

Del razzismo che ha colpito Juan Jesus c’è una cosa che il brasiliano poteva fare e non ha fatto. Lo ha scritto bene Mario Piccirillo su queste pagine. L’omertà che attanaglia il calcio non fa altro che addomesticare le coscienze con le campagne sociali. Ecco l’altro male assoluto.

Le campagne sociali. Sarebbe meglio non farle? Assolutamente no. Ma sono una farsa, una pantomima, una recita fine a sé stessa. Lo ha detto bene Massimo Mauro a Pressing. Che sia razzismo, lotta al tumore, per la parità di genere. Giocatori, dirigenti e allenatori davanti la telecamera recitano la bella frase a cui forse nemmeno credono e confezionata da team di esperti (tipo Cta durante la pandemia). E tutti felice e contenti.

Da lì parte quell’irrefrenabile istinto d’emulazione. Un pugno, rigorosamente nero, su Instagram. Una frase ed è subito festa dell’unità, dell’inclusione e della fratellanza.

Le campagne contro il razzismo dopo il caso Juan Jesus

Il Napoli ne ha appena pubblicata una. Un video toccante per alcuni. Inutile se si vuole lottare il razzismo.

Non fa meglio al Figc, che le spiega pure le campagne.

“La Figc […] scende nuovamente in campo con la campagna #UnitiDagliStessiColori […]. Perché, come recita il claim della campagna, ‘La nostra pelle ha diverse gradazioni, ma gli stessi colori in comune'”.

Questo l’incipit. Poi il colpo di genio:
Attraverso l’utilizzo della quadricromia dei colori CMYK (ciano, magenta, giallo e nero), il concept #UnitiDagliStessiColori racconta le diverse etnie da un nuovo punto di vista: contro le logiche irrazionali della discriminazione, la campagna si avvale dei colori primari dimostrando come ogni tipo di pelle abbia la stessa origine e, di fatto, sia la combinazione degli stessi colori“.

Campagne sociali sì, campagne sociali no

Per non trasformare tutto in una lotta tra fazioni (che è quello che sta accadendo), è bene precisare un punto. Le campagne social vanno fatte, sono necessarie per accendere la luce su i temi spesso dimenticati. Ma a queste vanno accompagnate iniziative concrete o, quantomeno, va dato risalto alle iniziative già in atto. Costa sta facendo la Figc per azzerare gli episodi di razzismo? Cosa fanno i club per supportare i proprio giocatori vittime di razzismo? La telefonata e la frase “sono con te” è un ulteriore insulto all’intelligenza umana. Non dimentichiamo che il ct della Nazionale ha dichiarato che il caso Acerbi-Osimhen ha avuto troppa pubblicità. Occorrono provvedimenti significativi della giustizia sportiva. Per ora siamo fermi a D’Aversa che per una testata all’avversario se l’è cavata con quattro giornate di squalifica. Praticamente niente.

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