Il Corriere della Sera celebra l’allenatore che ha stravolto l’Empoli: lavora sull’autostima dei suoi giocatori, puntando sull’aspetto psicologico

Il calcio di Nicola, tra fisica quantistica e Walt Disney, sempre con la guida del figlio che non c’è più
Di questo passo Davide Nicola non aspetterà l’ultima giornata per tagliare il traguardo e alzare le braccia al cielo, stremato: in 6 giornate ha portato l’Empoli dal penultimo posto con 13 punti (media 0,65 a partita) al tredicesimo temporaneo con 25 punti (media 2 a partita). Un triplo carpiato con avvitamento, frutto di un approccio solido, ma anche di una sana follia, che solo uno come lui sembra in grado di trasmettere, grazie alla sua esperienza e a quella empatia che sembra dargli sempre accesso immediato alle teste dei suoi calciatori: Crotone, Genoa, Torino, Salernitana sono lì a testimoniarlo, mentre l’Empoli che ieri ha vinto lo scontro diretto con il Sassuolo all’ultimo tuffo grazie a un gol di Bastoni, si sta godendo Nicolandia, quel luogo dove le tensioni e i limiti di una squadra impantanata nei bassifondi diventano risorse, opportunità e qualità da sfruttare, trasformando i musi lunghi in sorrisi. Perché Nicola è così, lavora sull’autostima dei suoi giocatori, puntando sull’aspetto psicologico.
E tra diagonali, ripartenze e schemi sui calci piazzati c’è sempre spazio per coltivare l’emotività, citando la fisica quantistica («Sono un tornado che entra in un buco nero») e Walt Disney, la filosofia Kaizen del miglioramento costante e Giovanni Falcone. Sempre con il secondogenito Alessandro, morto a 13 anni nel 2014 in un incidente stradale, come spirito guida: «Mi ha insegnato più cose di chiunque altro nella mia vita».