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Supercoppa in Arabia per soldi o per civilizzare? Il calcio è realista, Abodi la butta sull’ipocrisia

Lo sport come strumento di civilizzazione è una favola. Nella realtà i soldi fanno comodo al calcio italiano e permettono all’Arabia di ripulire la propria immagine

Supercoppa in Arabia per soldi o per civilizzare? Il calcio è realista, Abodi la butta sull’ipocrisia
Mp Firenze 14/01/2024 - campionato di calcio serie A / Fiorentina-Udinese / foto Matteo Papini/Image Sport nella foto: striscione tifosi Fiorentina

Perché la Supercoppa in Arabia Saudita? Delle due, l’una. O il calcio italiano è agonizzante e ha bisogno di denaro fresco, di nuovi mercati per rifiorire e sperare di tornare ai fasti di un tempo. Oppure il calcio è lo strumento perfetto di civilizzazione, utile a portare i valori della democrazia nei paesi che li negano. Come l’Arabia Saudita.

Purtroppo le parole di Abodi rivelano un’ipocrisia di fondo della politica. Lo sport come strumento di civilizzazione è la favola che si racconta per far dormire ai bimbi sonni tranquilli. Ha ragione, invece, De Siervo che non nasconde il fine utilitaristico nell’esportare il calcio italiano fuori i confini nazionali.

La favola del ministro Abodi: «Supercoppa in Arabia come strumento di alfabetizzazione civile»

Almeno questa è l’interpretazione del ministro dello Sport Andrea Abodi. Candidamente Abodi ha confessato di aver avuto difficoltà a spiegare al figlio il perché della Supercoppa in Arabia. L’illuminazione però è arrivata:

«Prendo spunto da questa Supercoppa italiana di calcio per dire: non è soltanto la ricerca di un montepremi. Ma il contributo anche all’obiettivo, che va perseguito, della democrazia e dell’affermazione del rispetto in tutte le sue forme. Mio figlio di 13 anni, ieri sera mi ha detto: “Ma papà, ma perché andiamo lì?”. E io ho cercato di spiegarlo, non è facile. se da un lato ci può essere la preoccupazione di andare in luoghi dove la democrazia, i diritti umani, non vengono pienamente rispettati, io penso che noi dobbiamo saper cogliere l’altro aspetto: la capacità di illuminare quei luoghi, responsabilizzarli e contribuire all’alfabetizzazione civile».

La realtà di De Siervo: «La Supercoppa è ha una grande possibilità per il calcio italiano»

Il ministro non esclude nemmeno il lato economico, più volte evidenziato dai quadri dirigenziali della Lega Serie A. De Siervo ad esempio, da quando è stato siglato il patto con il Paese saudita, non fa altro che annunciare i vantaggi economici dell’accordo. E  non importa se poi gli arabi rimangono delusi dei partecipanti o cambiano date già concordate a proprio piacimento.

Per l’amministratore delegato della Serie A, «la Supercoppa è ha una grande possibilità per il calcio italiano»:

«L’obiettivo è quello di utilizzare la Supercoppa per esportare, come fanno già leghe come NFL o NHL, partite ufficiali. La Supercoppa rappresenta una possibilità, che la Lega Serie A ha colto già dal 1993. L’obiettivo, complesso, è quello di continuare a conquistare dei tifosi. Questo mercato si è aperto di recente rispetto ad altre aeree del pianeta ed è rilevante esportare qui le eccellenze del nostro Paese».

Tra favola e realtà, vincono i soldi

Alla fine vincono i soldi. Servono sia al calcio italiano, sia all’Arabia per il cosiddetto “sportwashing”. Si può scegliere di credere alla parole del ministro Abodi e sperare che lo sport abbia un ruolo determinante nel cambiare i valori su cui si basa uno stato estero. Oppure si può guardare in faccia la realtà e accettare che in Arabia Saudita sono pieni di soldi e pagherebbero (come hanno già fatto) cifre allucinanti per ripulire la propria immagine. Come il Qatar con il Mondiale, ad esempio.

E al calcio italiano fa comodo. Giova a società piene di debiti, fa bene ai club che sul mercato cercano il nuovo colpo a basso costo e dà prestigio ai brand del calcio italiano. Tutta questione di marketing insomma. E lo spiega bene Libero:

“23 milioni di euro di cui 16,2 ai club partecipanti e così suddivisi: 1,6 milioni ciascuno alle due semifinaliste sconfitte; 5 milioni alla finalista sconfitta; 8 milioni alla vincitrice. Buttali via. Ci compri un buon giocatore, ci paghi un ottimo ingaggio. Avrà anche dei difetti, ma quale altra competizione dona un simile cachet per giocare una o due partite al massimo?”

 

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