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Abodi: «Mio figlio mi ha chiesto perché giochiamo in Arabia. Non è stato facile spiegarlo»

«Il nostro obiettivo deve essere quello di sensibilizzare e velocizzare il cambiamento, dobbiamo illuminare quei luoghi, contribuire all’alfabetizzazione civile»

Abodi: «Mio figlio mi ha chiesto perché giochiamo in Arabia. Non è stato facile spiegarlo»
Roma 16/12/2023 - Atreju: Festa Fratelli d’Italia / foto Image nella foto: Andrea Abodi

Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, è tornato a parlare della Supercoppa in Arabia Saudita. Durante un evento organizzato all’Iis Federico Caffè in occasione della manifestazione “Sportabilità”, il ministro ha risposto a una domanda di uno studente.

Ad Abodi hanno chiesto un pensiero sui tornei di calcio giocati nei paesi arabi che non rispettano i diritti umani. La risposta del ministro dello Sport:

«Prendo spunto da questa Supercoppa italiana di calcio per dire: non è soltanto la ricerca di un montepremi. Ma il contributo anche all’obiettivo, che va perseguito, della democrazia e dell’affermazione del rispetto in tutte le sue forme».

Abodi crede che lo sport sia strumento efficace di “alfabetizzazione civile”

«Lo sport è sempre stato uno straordinario strumento di diplomazia, ed è stato anche uno strumento capace di sfidare i potenti e i prepotenti nella sua storia. Quindi se da un lato ci può essere la preoccupazione di andare in luoghi dove la democrazia, i diritti umani, non vengono pienamente rispettati, io penso che noi dobbiamo saper cogliere l’altro aspetto: la capacità di illuminare quei luoghi, responsabilizzarli e contribuire all’alfabetizzazione civile».

Eppure il ministro dello Sport confessa qualche difficoltà nello spiegare al proprio figlio le motivazioni che hanno portato quattro squadre italiane a giocarsi la Supercoppa italiana in Arabia Saudita:

«Credo che lo sport e il calcio in particolare questa possibilità la possano offrire. Quindi, posso avere anch’io le stesse riserve che hai tu. E detto tra noi, mio figlio di 13 anni, ieri sera mi ha detto: “Ma papà, ma perché andiamo lì?”. E io ho cercato di spiegarlo, non è facile. Credo che da un lato abbiate ragione voi, dall’altro però quello che noi dobbiamo cercare di raggiungere come obiettivo è quello di non isolare, di illuminare, di partecipare, sollecitare, sensibilizzare e velocizzare il cambiamento».

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