Al Foglio: «La politica può riconoscere al calcio pari dignità con le altre industrie della cultura e dell’intrattenimento»

Il presidente della Figc, Gravina, ha rilasciato una lunga intervista sulla pagine del Foglio in cui ha parlato del 2024 come “l’anno della riforma, il percorso è tracciato. Non parlo di quella dei campionati, che è una conseguenza, mi riferisco alle nuove regole del nostro ‘stare insieme’”
Le proposte di Gravina per il 2024
L’11 marzo è stata convocato un’Assemblea federale che dovrebbe mettere le Leghe con le spalle al muro e abolire il diritto di veto
“La clausola che obbliga l’intesa per l’attuazione delle riforme è una formula anacronistica, che impedisce qualsiasi reale confronto. Non dobbiamo avere paura del cambiamento e soprattutto non possiamo accettare che nel nostro sistema ci siano rendite di posizione in grado di bloccare qualsiasi discussione a priori. Ho convocato riunioni fino a marzo per arrivare a una soluzione condivisa, in caso contrario si andrà serenamente al voto e decideranno i delegati. Per riformarci non servono parole ma proposte concrete”.
Perché la politica ce l’ha tanto con lei? Tra la maggioranza c’è chi non perde occasione per attaccarla.
“In verità ho un ottimo rapporto con la gran parte degli esponenti politici, in maniera trasversale, e collaboro con tutti gli esponenti del governo per le tematiche legate al calcio. Alcuni di quelli che ci criticano non conoscono come funziona la Figc e il nostro mondo, a volte leggo di polemiche pretestuose basate sul nulla, addirittura su vere e proprie fake news. Non ci si può accontentare di sintesi propinate da chi è direttamente interessato al calcio per motivi personali, piuttosto bisogna approfondire andando alla fonte. Vorrà dire che sarò ancora più disponibile al dialogo e al confronto, la mia porta è sempre aperta e il mio telefono è sempre libero per chi ha a cuore il calcio e il bene dell’Italia”.
Calcio e stato
Cosa può fare lo stato per il calcio?
“Prima le dico cosa deve fare il calcio. Bisogna responsabilmente guadagnarsi la fiducia delle istituzioni, condividendo un processo virtuoso di risanamento dei conti, che è già in atto grazie all’approvazione delle ultime Licenze nazionali, e di riforma complessiva del sistema, che stiamo mettendo in cantiere, poi presentarsi unito al confronto, evitando scorciatoie personalistiche.
Dal canto suo, la politica può riconoscere al calcio pari dignità con le altre industrie della cultura e dell’intrattenimento, prendendo le iniziative legislative utili a liberare le risorse che servono per dare un nuovo impulso: dopo l’entrata in vigore dell’apprendistato, è tempo di ragionare sul tax credit (come avviene nel cinema) per le società che valorizzano i giovani. E poi, visto che non ci sono soldi pubblici, si deve studiare una forma che garantisca finalmente un’accelerazione decisiva per la realizzazione di stadi di proprietà con investimenti privati. Ne ho parlato sia con il ministro Abodi sia con il ministro Giorgetti, mi auguro sia l’anno giusto”