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Napoli, il pagellone poetico di fine anno

Osimhen è la nuova faccia di Napoli. Kvara è il prodigio dell’arcobaleno dopo la pioggia. L’anno dii Meret sfugge persino a Paolo Fox

Napoli, il pagellone poetico di fine anno
Db Udine 04/05/2023 - campionato di calcio serie A / Udinese-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: esultanza gol Victor Osimhen

Napoli, il pagellone poetico di fine anno.

MERET: Nemmeno Paolo Fox avrebbe potuto definire il suo zodiaco. Protagonista assoluto nella stagione scudettata. È passato dall’essere Alex Magno a ritrovarsi Don Chisciotte.
Ed ora “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” il nostro ermetico Ungaretti. 6,5

Di Lorenzo: Leader indiscusso, condottiero sagace e instancabile forza lavoro. Un operaio che ha prodotto più delle sue forze, si è allenato, si è sfaldato, si è ritrovato. Cerca la luce in fondo al tunnel, fascia al braccio.
E dalla notte, lugubremente listata di nero, scorreva, scorreva un rigagnolo di sangue purpureo.”
Majakovskij: 7,5

Rrahmani: Amir il grande, il partner ideale di Kim. Andato via la spalla, le battute gli escono loffie. Un anno immenso per lui, lungo e splendente fino al vortice di questi mesi.
Poi m’han dato il valore del mio Essere − Un solo Grammo di Cielo! Dickinson: 7

Juan Jesus: L’uomo addetto al sipario, utilizzato come comparsa e utile come lo Zio che ti salva all’ultimo momento dal casino. Juan è stato Giuan a Napoli, uno di noi, fido di Lucianone da Certaldo. Quest’anno ha dovuto rimettere lo smoking per rientrare a pieno titolo, nei gala da prima serata.
Nella notte che declina, nel giorno che nasce, l’uomo ha bisogno di tutto: dell’amore e del fulmine. Ledo Ivo 6,5

Mario Rui, cazzima d’asporto, un glovo tutta fascia e nervi

Mario Rui: È il nostro amuleto, sgraziato dall’opinione social, rivalutato da Spalletti. Mario Rui è la maglia sudata in tutte le sue declinazioni. Un anno che lo ha consacrato a beniamino azzurro. Cazzimma d’asporto, un glovo tutta fascia e nervi. Gli manca solo il sigaro e poi potrebbe essere su una copertina di Vanity Fair.
Ma chi sente molto, tace; Chi vuol dire quello che sente Resta senz’anima né parola. Resta solo, completamente! Pessoa: 7

Olivera: Il gregario che poi scalza il titolare. Corsa e voglia, garra e risolutezza. Il mezzo gol scudetto contro la Salernitana gli stava valendo un murales di Jorit. Si è fatto male troppo presto per avere colpe in questo inizio nefasto.
Che così tanto viaggia… Rimbaud: 6,5

Ostigard: Utile come un ripescato in un reality in cui i protagonisti per forza debbono essere altri. Nel periodo francese ha vissuto un’illusione poi si è riseduto.
Uscì dalle sue braccia annuvolate, esitando, un gattino. Penna: 6.5

Natan: Pochi mesi che già sembrano eterni. Arrivato al posto del Manga Kim, dello Spaccanapoli a mandorla per ora si è dimostrato un discreto vicolo senza uscite. Il ragazzo si farà per ora si è meritato un timido abbraccio.
Intorno circola ad ogni cosa un’aria strana, un’aria tormentosa. Saba: 5,5

Piotr è l’anima di tutti i Napoli che hanno provato a vincere in questi anni

Lobotka: Il compasso che ha tracciato il cerchio perfetto dello scudetto. L’architetto dei due mondi quello pre e poi quello post Spalletti. Da Iniesta a Blasi; da Pirlo a Montervino, una certezza lucente in un labirinto annerito.
Tutti riceviamo un dono. Poi, non ricordiamo più né da chi né che sia. Soltanto ne conserviamo – pungente e senza condono – la spina della nostalgia. Caproni: 8

Anguissa: Il Maschio Angioino nero pare abbia usufruito del bonus 101. A tratti frenato da impalcature moleste, quest’anno stenta a riconoscersi. Il suo anno è stato grandioso, devastante, inimmaginifico. Pietra su pietra ha costruito il muro del tricolore. Livido cielo dove cova l’uragano. Baudelaire 8

Cajuste: Che sia pace o che sia guerra è una questione di tempo. Per ora ci aggrada la sua capigliatura. La poesia non l’ha ancora toccato.
Voto 5

Zielinski: L’anno si chiude e negli occhi di tutti noi c’è la sua gioia di schiena sul prato dello Stadium al gol di Raspadori. Piotr è l’anima di tutti i Napoli che hanno provato a vincere in questi anni. È Goethe con la sua lanterna, è un delicato soffio di bellezza tra picchiatori seriali. Ha rifiutato gli arabi, resiste e persiste ed è figlio di tutti i nostri occhi.
Non sono che corrente di passione a lungo accumulata nei cuori. Pasternak 8

Politano è l’unico che si salva in questa metà di stagione

Gaetano: A lui perenne solletica il ricordo di aver vinto lo scudetto da tifoso. Dalla provincia di Napoli al punto più alto. Quest’anno l’esiguo spazio concesso non ci ha portato niente di nuovo o di clamoroso.
…la volontà a non essere, incosciente Pasolini: 6

Zerbin: Un ciondolo che ha la sfortuna di far coincidere le sue presenze con la gogna agli allenatori. Non ha scritto abbastanza per meritarsi un poeta ma ha avuto il pregio di far imprecare una città intera contro il Monza per il gol divorato: 6

Politano: Staffettista a destra con il Chucky Lozano, immarcabile dopo la fuga del messicano. Devastante e immarcabile, ha trovato la dimensione più alta della sua carriera. Anima il popolo arrampicandosi sulla traversa. Il tricolore gli appartiene ed è l’unico che si salva in questa metà di stagione.
E il piano canterà vibranti suoni. Garcia Lorca: 8

Kvaratskhelia: Una perla trovata nelle pieghe delle pagine del pallone. Un segmento di idee applicato alla fantasia del genio. Dannatamente avido di grazia che cerca involontariamente in ogni sua movenza. Kvicha è il prodigio dell’arcobaleno dopo la pioggia, ed è a lui che bisogna tendere i nostri cuori e le nostre aspettative future.
I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto. Hikmet: 9

Raspadori: L’uomo in più del tricolore. Il gol contro lo Spezia e quello leggendario allo Stadium. Nel periodo francese ha vissuto la gioia della titolarità indiscussa, si è perso nei rodaggi dei nuovi corsi. Deve tornare, è un raro predestinato.
E c’è chi ne ha una o due, che spreco, ahimè! Montale: 7,5

Simeone: L’esempio, il simbolo dello scudetto se vogliamo alzare i decibel del suono dello spogliatoio granitico di Spalletti. Fondamentale quando doveva esserlo. Roma, Milan e Cremona. Un grido represso che serve liberare. Mortificato dal francese e dal vecchio Mazzarri, merita rispetto e futuro.
Nella grandiosa serenata delle cose sono il brano più cancellato? Gregory Corso: 7,5

Osimhen: Un’anima trasportata da un ghepardo, veloce e affamato, contro ogni legge si porta appresso tutta Italia. Devastante, accartoccia i giornali scritti a naso da chi lo ha bollato come pacco. Victor è stato finalmente il post Diego e la nuova faccia di una Napoli proiettata nel futuro. Tra spifferi di mercato e indecenti campagne social, stenta a ritrovarsi ma senza di lui siamo peggio di quello che siamo diventati.
Al di là di questa brama e di questo verso mi aspetta inesauribile l’universo. Borges: 9

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