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Italo Cucci: il più grande errore di De Laurentiis è stato credere di avere il tocco magico

Al Corsport. Il momento più difficile della gestione di un successo è il dopo. Adl lo sta scoprendo. Com’è cambiato Kvara dopo lo scudetto

Italo Cucci: il più grande errore di De Laurentiis è stato credere di avere il tocco magico

Italo Cucci nella rubrica delle lettere da lui tenuta per il Corriere dello Sport, risponde a un lettore che paragona De Laurentiis a Icaro.

Ecco uno stralcio della lettera indirizzata a Italo Cucci:

Caro Italo Cucci, nella mitologia greca Icaro, figlio di Dedalo, trovatosi bloccato assieme al padre nel labirinto da lui realizzato per volere del re Minosse, costruì delle ali di cera per scappare dal terribile minotauro lì rinchiuso. Nonostante gli avvertimenti del padre di non volare troppo alto, Icaro, mosso dall’ebbrezza e compiaciuto dalla sua creazione, si avvicinò al sole, il calore bruciò la cera e lui cadde nel mare. Se è vero che i miti greci restano racconti inventati, mai come oggi è più che attuale una storia del genere. Perché sì, se il Napoli ora come ora non sta funzionando, le colpe saranno un po’ di tutti: giocatori, staff, allenatore, dirigenti. Ma primo tra tutti, il responsabile è uno solo. Dopo l’ennesima sconfitta non troppo più inaspettata, una cosa sembra chiara, a partire da giugno, post vittoria scudetto: anche Napoli ha avuto il suo Icaro, il presidente Aurelio De Laurentiis. Un uomo mai banale, un uomo dal carattere e dalle decisioni forti, che però quest’estate ha voluto eccessivamente peccare di superbia.

Questa la risposta di Italo Cucci:

Amico mio, mi piace esser coerente nelle grandi come nelle piccole cose perché sono da sempre timoroso di non riconoscermi cambiando idea all’occasione, come suggeriscono i saltimbanchi. E non dimenticherò di essere stato – e di essere ancora – un seguace di De Laurentiis non solo perché ha vinto uno scudetto prezioso ma soprattutto per l’abbondante decennio di lavoro dico lavoro – che ha ridato vita a un Napoli di qualità. Eppure, dall’alto dei miei sessant’anni di attività nel mondo del calcio, posso anche sottolineare i suoi errori dovuti innanzitutto a inesperienza. Anni fa pubblicai un saggio sulla labilità del successo calcistico, tant’è che dopo aver vinto uno scudetto solo alcuni grandi club hanno continuato una vita normale. La Fiorentina, il Cagliari, il Verona, la Sampdoria hanno conosciuto un rapido fallimento; squadre come il Bologna non si sono più riprese, lo stesso Napoli ci ha messo una vita a tornar vincitore dopo Maradona. Dunque posso tranquillamente affermare che il momento più difficile della gestione di un successo è il dopo: sarebbe innanzitutto necessario ripartire non con la convinzione di ripetersi, ma la speranza di ottenere un risultato appagante. Quello che furbescamente va dicendo Allegri: un posto in Zona Champions.

QUANTI ERRORI – Gli errori di De Laurentiis da lei denunciati, caro amico, sono indiscutibili: per me il primo fu la cessione di Kim l’ho gridato tutta l’estate – ma peggio ha fatto la convinzione di Dela di essere un imprenditore di qualità toccato da magìa: non credo gli sia mai capitato nel mondo del cinema, è un rischio che si corre solo nel mondo del pallone. D’improvviso – dopo aver ingaggiato Garcia – non seppe dargli, assieme al contratto, l’arma migliore, l’autorevolezza, consegnandolo ai capricci di un Kvaratskhelia (com’è cambiato, povero ragazzo, dopo la vittoria…) e di altri spiriti leggeri, anzi autolesionisti. Dissi e scrissi che con l’esonero del tecnico – conta poco se valido o incapace – sarebbe cominciata la crisi, e così è: perché questa è la legge del calcio. E De Laurentiis, l’uomo di successo, lo scopre adesso.

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