Lecito chiedersi come sarebbe finita se il Genoa avesse goduto del suo centravanti, noi pensiamo che forse avrebbe vinto

Con Retegui il Genoa avrebbe battuto la Juventus. È quel che scrive la Gazzetta dello Sport nella cronaca di Genoa-Juventus 1-1.
Ecco cosa ha riportato la Gazza.
Sopra di una rete all’intervallo, la Juve aveva la partita in mano, ma come al solito ha deciso di accontentarsi e di rannicchiarsi a difesa dell’1-0 segnato con Chiesa su rigore. Incassato l’1-1 al principio della ripresa, si è prodotta in una reazione flebile e confusa, non si è mai resa pericolosa su azione, le uniche grandi occasioni le ha avute su uno svarione del portiere Martinez e su calcio d’angolo. La Juve può soltanto protestare per un presunto rigore al 53’, un braccio largo di Bani con carambola. Bravo il Genoa a non deprimersi per lo 0-1 del primo tempo, a reagire e pareggiare con Gudmunsson e a non cedere nei minuti finali, punto di fragilità di una squadra che ha potenzialità e che per l’ennesima volta ha dovuto rinunciare per infortunio a Mateo Retegui. Lecito chiedersi come sarebbe finita se il Genoa avesse goduto del suo centravanti, noi pensiamo che forse avrebbe vinto. Alberto Gilardino mette via un punto enorme, per la classifica e per l’autostima del gruppo.
IL GOL DI RETEGUI ALLA LAZIO
Confessiamo. Siamo rimasti rapiti dal gol di Retegui. Guardato la prima volta quasi a tarda notte, nella solita raffica di reti che ci eravamo persi vista la concomitante partita del Napoli. E all’improvviso dall’Olimpico è apparso lui. La prima volta si osserva il pallone, come al solito, e sembra un banale colpo di testa su respinta del portiere. Oggi si chiama tap-in. Da non confondere con la celebre frase autocommiserativa di Paperon de’ Paperoni.
La seconda volta si riguarda l’azione per ottenere risposta alla domanda: ma non era in fuorigioco? Ed è qui che rimaniamo ammirati. Perché Retegui, l’argentino che Mancini (non ancora saudita) ha portato in Nazionale, fa un movimento d’altri tempi, alla Inzaghi (Filippo ovviamente) o se volete alla Gilardino che adesso è il suo allenatore. Sa bene di essere al limite del fuorigioco al momento del colpo di testa a liberare l’area della Lazio. E scatta, al pari di Marusic. Fa due passi rapidi per mettersi un filo dietro al difensore. Un saltino sul posto, come i tennisti quando si preparano a rispondere al servizio. E appena il compagno di squadra Frendrup calcia verso la porta, è lì pronto a ricevere la respinta di Provedel. Ci mette la testa e segna.