ilNapolista

Baggio: «Quel tiro contro la Francia fu un mio errore, non dovevo calciare al volo»

Al Corsera: «Ora, se ti prendono per la maglia il difensore è ammonito. Per noi l’entrata da dietro era punibile a discrezione dell’arbitro. Una follia»

Baggio: «Quel tiro contro la Francia fu un mio errore, non dovevo calciare al volo»
Italian forward Roberto Baggio reacts 03 July at the Stade de France in Saint-Denis during the 1998 Soccer World Cup quarter final match between France and Italy. France beat Italy 4-3 in a penalty shoot-out to book their place in the World Cp semi-finals where they will play either Germany or Croatia at Stade de France 08 July. (ELECTRONIC IMAGE) AFP PHOTO (Photo by GERARD JULIEN / AFP)

Roberto Baggio intervistato da Walter Veltroni per il Corriere della Sera.

Roberto Baggio, è difficile essere un numero dieci?

«Sì, lo è sempre stato. Era già complicato ai miei tempi. Eravamo sempre discussi. Zola, ad esempio, per giocare è andato a Londra. Ora ce ne sono di meno, sono un genere in via di estinzione. Bisognerebbe stare dentro il mondo del calcio di oggi per capire le ragioni di questa eclissi della fantasia. Io non ci sono. So solo che per me quel numero corrispondeva al desiderio di fare le giocate, di inventare, di sentirsi liberi».

Tu hai sofferto di questo processo?

Baggio: «Quando giocavo in nazionale sono uscito dal mondiale e non mi hanno più convocato. Sembrava che il calcio non avesse più bisogno di fantasia, che considerasse l’estro un reato. Tutto era finito in mano alla tattica. Le partite non le vincevano più i giocatori, le vincevano gli allenatori».

Quante botte hai preso, con il modo che avevi di saltare facilmente l’avversario?

«Noi attaccanti o giocatori di fantasia non eravamo protetti. Ora, se ti prendono per la maglia il difensore è ammonito. Per noi l’entrata da dietro era punibile a discrezione dell’arbitro. Una follia. Guarda la punizione. Oggi la barriera è a nove metri e quindici, persino con la schiuma per terra. Quando battevamo noi stava a sei metri, poi venivano avanti e saltavano pure. È cambiato, giustamente».

Sempre ai mondiali, ma a quelli del ’90 e del ’98 tu facesti due tiri meravigliosi contro Argentina e Francia che, se non fossero andati fuori di poco, avrebbero cambiato la storia azzurra. Quelli sono io a non dimenticarli…

«Non sono stato fortunato. Ho fatto tre mondiali in cui sono uscito sempre per i calci di rigore. Il tiro con la Francia, se fosse entrato, ci avrebbe portato in semifinale con la Croazia, allora c’era ancora il golden goal. Fu un’azione bellissima, un lancio di Albertini, ma io sbagliai a colpire al volo, volevo anticipare Barthez che mi stava venendo addosso ma lui ha fatto un passo in avanti e poi si è fermato. Se avessi aspettato che rimbalzasse, poi potevo metterla dove volevo».

ilnapolista © riproduzione riservata