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Gigi Villoresi, il pilota gentiluomo

Il campione di automobilismo sarà ricordato venerdì 24 al Circolo Posillipo. Vinse il Gran Premio Napoli dopo la guerra.

Gigi Villoresi, il pilota gentiluomo

Villoresi è un pilota gentiluomo, Villoresi ha una guida fuori dal normale, Villoresi ha la strada nelle mani, Villoresi ha un sorriso eccezionale. Lucio Dalla l’avrebbe cantato così. Gigi Villoresi, ai tempi di Albertone Ascari e di Tazio Nuvolari cinquanta chili d’ossa, è stato una stella dell’automobilismo italiano che vinse meno di quanto meritasse, però presenza intrepida sui circuiti del mondo, dall’Alsazia alla Carrera Panamericana, dalla Targa Florio a Le Mans, da Monza alla Mille Miglia, con auto di tutte le categorie, fino alla Formula 1.

Incontrammo Villoresi dopo la guerra quando vinse il Gran Premio Napoli lungo il serpente di strade sulla collina di Posillipo, tra muretti, marciapiedi e balle di paglia, pilotando una Osca della piccola casa automobilistica di San Lazzaro di Savena, vicino Bologna. Venerdì 24, Valerio Villoresi ricorderà il pilota milanese al Circolo Posillipo (18,30) presentando il suo libro “A tutto gas e senza freni. Amori e dolori di un mito tra Maserati, Ferrari e Lancia”.

Villoresi visse e gareggiò prima e dopo la guerra, all’epoca cavalleresca dei bolidi bombati, le grandi ruote tutte fuori, i musetti rotondi e la folle velocità, anche oltre i 200 chilometri l’ora, con i freni a tamburo e le gomme dell’epoca. Con le Ferrari, le Maserati e le Lancia c’erano le Bugatti e le Stanguellini. Sfrecciavano nel mondo i siluri argentati della Mercedes, le rosse dell’Alfa Romeo, in pista furoreggiava Juan Manuel Fangio, cinque titoli mondiali, gli assi napoletani erano Luigi Bellucci e Mennato Boffa. Gigi Villoresi era nella schiera di Piero Taruffi e Nino Farina, soggiogati ma non piegati dalle superstar del volante.

Il libro racconta anche del grande amore di Villoresi per Anzhelina che per via delle leggi razziali dovette scappare dall’Italia. Tornò da vedova e assistette Gigi nei suoi ultimi anni, inchiodato su una carrozzella in una casa di riposo di Modena. La carrozzella gliel’aveva donata Michael Schumacher, “al mio amico Gigi”. Villoresi si spense a 89 anni, nel 1997. Al funerale, Anzhelina lesse una struggente poesia per l’uomo che aveva amato.

Gigi Villoresi, la sua storia. Ne parlerà Valerio Villoresi al Posillipo ed è un ricordo romantico dei bei tempi andati, quando i motori rombavano anche a Posillipo.

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