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Coppa Davis, neanche Sinner avrebbe vinto da solo: è il successo di un gruppo

Non dimentichiamo i quattro matchpoint annullati da Sonego a settembre, il punto di Arnaldi, né chi ha tirato la carretta in tempi meno felici

Coppa Davis, neanche Sinner avrebbe vinto da solo: è il successo di un gruppo
Malaga (Spagna) 26/11/2023 - finale Coppa Davis / foto Imago/Image Sport nella foto: Filippo Volandri-Jannik Sinner-Simone Bolelli-Lorenzo Sonego-Matteo Arnaldi ONLY ITALY

Coppa Davis, neanche Sinner avrebbe vinto da solo: è la vittoria di un gruppo

Si sapeva già da qualche tempo che l’Italia del tennis in tempi brevi avrebbe rivinto la Coppa Davis: se quella azzurra non è la nazionale più forte del mondo (quella russa con due top 10 come Medvedev e Rublev non può giocare per i noti motivi extratennistici) è comunque tra le più competitive per quantità e qualità.

Quando si arriva ad avere un organico di primissima fascia prima o poi una competizione annuale come la Davis la vinci. Bisogna solo aspettare l’edizione in cui anche la Dea Bendata decide di dare un contributo: in questi mesi senza un pizzico di fortuna non sarebbero stati annullati a settembre i quattro match point da Sonego contro Jarry o sabato i tre di Sinner contro Djokovic.

Ma, appunto, quando hai un campione come Jannik e altri tre giocatori tra i primi 50 (solo Usa e Russia ne hanno di più), prima o poi la Davis la vinci.

Jannik conquista il trofeo che gli regala l’amore e la fama eterna in Italia, dopo aver costretto il più grande giornale sportivo nazionale (e non solo quello) a una rapidissima inversione a U che ricorda da vicino quello dei famigerati #A16 con De Laurentiis. Ma va bene così, perché questa è una vittoria di tutti gli italiani che amano il tennis.

Sinner è stato più che decisivo, ma nemmeno un campione come lui poteva vincere da solo la coppa Davis, 47 anni dopo la prima. Innanzitutto l’Italia è arrivata a Malaga perché a settembre si sono qualificati gli altri ragazzi di un gruppo compatto, rappresentato in tal senso dalla presenza in tribuna (sia a Bologna che in questi giorni) di Berrettini, nonostante fosse infortunato.

In Andalusia i doppi decisivi sono stati vinti anche con il contributo fondamentale del solito Sonego “cuore azzurro” e con Arnaldi che in finale contro l’Australia ha portato con cuore e coraggio un punto importantissimo, perché il doppio aussie sull’1-1 sarebbe partito nei pronostici quantomeno alla pari.

E non è esagerato dire che se l’Italia è in serie A è perché per tanti anni la carretta è stata portata da Fognini in primis, ma anche da Seppi.

Nella speranza che la Davis, pur facendo i conti con le esigenze del presente, ritrovi alcuni aspetti – tecnici ed emotivi – che hanno caratterizzato il suo fascino, la sensazione è che un gruppo così mediamente giovane, folto e forte possa non fare aspettare i tifosi italiani un altro mezzo secolo per rivincerla.

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