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Giuntoli: «Un giocatore è come una fidanzata, poi ti accorgi che non cucina, non lava, non stira»

«Quando la porti a casa capisci che non va bene». Plastico esempio di maschilismo/sessismo tra gli applausi della sala. In Spagna sarebbe fuggito

Giuntoli: «Un giocatore è come una fidanzata, poi ti accorgi che non cucina, non lava, non stira»
Mp Cesena 12/08/2023 - amichevole / Juventus-Atalanta / foto Matteo Papini/Image Sport nella foto: Cristiano Giuntoli

Giuntoli parla al Festival dello sport della Gazzetta e dà il solito esempio di maschilismo con l’altrettanto solito paragone becero che però tanto piace agli italiani. Inutile provare a spiegare loro che è sessismo. Infatti applausi scroscianti alle parole di Giuntoli che in Spagna sarebbe stato giustamente rincorso con la mazza.

GIOCATORE FLOP – “Più di uno, si sbaglia tanto anche se si cerca di non farlo. Le dinamiche sono tantissime, quando prendi un giocatore è come una fidanzata: pensi sia quella giusta, poi la porti a cena ma quando la porti a casa capisci che non va bene, che non fa da mangiare, non lava, non stira (ride, ndr.). Bisogna stare attenti, capire tutti i parametri: è un ruolo difficile, ho fatto tanti errori ma da lì anche cose positive”.

ANEDDOTO SU ALBIOL – “Ho fatto tante partite tra i dilettanti, in Serie C. Aiuta a capire l’errore, a fare una valutazione. Dentro ogni partita ci sono prestazioni giuste e altre meno. Ricordo una volta con Albiol, fece due errori ed era disperato. Gli ho detto che secondo me ha sbagliato perché secondo me voleva sopperire a una mancanza di un compagno. Mi chiese come avevo fatto ad accorgermi, gli dissi che avevo giocato 400 partite al Nord (ride, ndr.). Il giocatore deve essere giudicato da chi è in grado di capire”.

LA FOTO DI UN’AMICHEVOLE – “Ricordo Juventus-Imperia, prima della partita del famoso rigore-non rigore di Iuliano. Non sono stato un buon esempio come difensore (ride, ndr.). In amichevole ero molto emozionato, portai anche mio padre che era molto emozionato, è stato un bel momento della mia vita”.

LA VOCAZIONE DEL DS – “Ero diventato un punto di riferimento per i mister, i direttori, i compagni, facevo gestione senza accorgermi. Per natura sono un aggregante, stavo facendo già gestione. Non mercato, ma qualche suggerimento lo davo. Ero un punto di riferimento naturale, poi a 24 anni avevo l’ambizione di fare il dirigente: me lo ha ricordato mia madre, conserva tutto. Non mi piace molto apparire, adesso rappresento un club importante ed è giusto che mi faccia sentire ma mi piace dare più forza al noi, agli altri. Credo sia il modo più corretto, la Juventus guarda caso inizia con “you” – tu – e finisce con “us” – noi-: racchiude molto di quello che penso del gruppo squadra”.

SCELTA DI UN GIOCATORE – Giuntoli: “Dobbiamo prendere tantissime informazioni, mi piace parlarci, capire la provenienza della famiglia, la sua vita in precedenza. Per sbagliare meno bisogna prendere tante informazioni, guardare video, incrociare dettagli con collaboratori, andare a vederlo. Poi si va di emozioni, cerchi di capirne l’essenza, la sensazione di pancia. Negli ultimi tempi va di moda confrontarsi con i numeri, li uso più per confrontare le emozioni e le informazioni che ho raccolto”.

CHIAMATE DI NOTTE AGLI ALLENATORI – “Ma no, dipende… Io non vado a letto presto, di sera penso molto e mi capita di chiamare i collaboratori, anche il mister: quello è il momento in cui posso guardare oltre. Allegri? Sto con lui dal mattino presto, non c’è bisogno…”.

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