Hamsik: «In Arabia Saudita ci sarei andato, certe proposte non vanno ignorate»

Al Corsport: «Non sono venale ma nemmeno ipocrita. Sarri ci riempiva la testa. Mi chiedevo: a che serve? Invece aveva ragione lui»

il Trabzonspor vuole Hamsik

Hamsik (Carlo Hermann / Kontrolab)

Marek Hamsik intervistato da Antonio Giordano per il Corriere dello Sport.

«Io in Arabia, ci fossero state all’epoca le occasioni, ci sarei andato. Per calcio e anche per soldi».

Hamsik sarà in panchina, ma da collaboratore di Francesco Calzona, il ct italiano della Slovacchia.

La partita d’addio non l’ha fatta.

«Mai dire mai. Ci avevano pensato al Trabzonspor, ma in estate sarebbe stata un’impresa. Può darsi la faccia al “Maradona”, ne ho parlato con De Laurentiis, capiremo rapidamente se ci sono le condizioni, perché i calendari così intasati non facilitano l’organizzazione».

Ha vinto meno di quello che un talento come il suo avrebbe meritato.

«È andata così ma non ho rimpianti. Mi sarebbe piaciuto riuscirci con il Napoli, per vivere l’entusiasmo di quella città che sento mia. Ma ho avuto modo di sentirmi felice egualmente, perché le Coppe Italia e la Supercoppa non si dimenticano. E anche tutte le emozioni che comunque abbiamo condiviso».

Tanti allenatori ma lei può sceglierne solo uno.

«Dico Sarri, nonostante fosse molto impegnativo, per così dire. Ci diceva tante cose, a volte mi chiedevo anche: ma perché? A cosa ci servono? Ci riempiva la testa, se posso usare una frase che può rendere bene il concetto. Aveva ragione lui, probabilmente».

Nel gennaio del 2019 se ne andò in Cina, tornasse indietro lo rifarebbe?

«È stata una esperienza che mi ha arricchito, in ogni senso, per conoscenze calcistiche, culturali e anche per danaro».

Gli arabi sono i “nuovi” cinesi?

«Mi sembra che si siano portati avanti, acquistano giocatori giovanissimi, riescono a portare da loro talenti insospettabili. Hanno la voglia di incidere in maniera possente e anche immediata. E se mi domanda, ma ci saresti andato? rispondo di sì, senza alcuna ipocrisia. Non sono venale, ma certe proposte – pure per la loro portata professionale – non vanno ignorate».

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