“Rubiales si è dipinto come la vittima di una caccia alle streghe” (Guardian)
Asante sul Guardian: "La vicenda Rubiales è tipica del trattamento che subiscono le donne nel calcio. Non ci sono donne né neri tra i dirigenti”

A handout picture released by La Moncloa press office shows Spanish Prime Minister Pedro Sanchez receiving a signed Spanish football jersey and an official 2018 World Cup ball from Spanish Football Federation (RFEF) president Luis Rubiales (R) during a meeting at the Moncloa Palace in Madrid on September 12, 2018. (Photo by Fernando CALVO / LA MONCLOA / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE - MANDATORY CREDIT "AFP PHOTO / LA MONCLOA / FERNANDO CALVO" - NO MARKETING NO ADVERTISING CAMPAIGNS - DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS
L’ex calciatrice inglese, Anita Asante, ha pubblicato sul Guardian la sua opinione sul caso Rubiales. La calciatrice spiega che il presidente spagnolo è il simbolo, in negativo, di quanto grandi siano i problemi del calcio femminile:
“Sono rimasta totalmente inorridita quando Luis Rubiales ha afferrato la testa di Jenni Hermoso e l’ha baciata sulla bocca mentre la Spagna veniva premiata. Eppure, se è stato davvero scioccante vedere un comportamento così sfrontato svolgersi sul palco, quel momento è stato anche, purtroppo, fin troppo tipico del modo in cui le donne di tutto il mondo vengono spesso trattate nel calcio”.
Per questo, Rubiales:
“È semplicemente un triste simbolo di un problema sistemico molto più grande. Si è dipinto come vittima di una caccia alle streghe”.
Il commento di Asante vuole poi arrivare a uno scenario più ampio, che vede la Spagna come solo l’ultima di tante situazioni particolari.
“Dovrebbe essere coinvolta l’Uefa. Molte giocatrici spagnole mi avevano raccontato delle difficoltà che la squadra ha vissuto negli anni precedenti, per quello che accadeva negli spogliatoi”.
Sottolineando come anche altri paesi avessero dimostrato dei casi gravi contro le nazionali femminili.
Per poi aggiungere una delle possibili cause:
“Nella mia esperienza, i problemi legati al sessismo, al razzismo e all’omofobia spesso sorgono in organizzazioni prive di diversità a livello di consiglio di amministrazione. Sfortunatamente, il calcio soffre non solo la mancanza di dirigenti neri ma anche di donne nei cda”.