“Mbappé in Arabia è una mossa per far capire a tutti chi comanda davvero” (Telegraph)
"Se cede lui, dimostra agli altri giovani campioni che si può fare. Ha già ripulito l'immagine del Qatar, ora potrebbe farlo con i sauditi"

France's forward Kylian Mbappe reacts during a press conference at the Algarve stadium, in Faro on June 15, 2023, on the eve of their UEFA Euro 2024 group B qualification football match against Gibraltar. (Photo by Thomas COEX / AFP)
Dalla Francia hanno già frettolosamente negato l’idea: Kylian Mbappé non ci pensa nemmeno ad andare in Arabia Saudita, preferisce farsi un anno in panchina al Psg. In realtà però la mega-offerta dell’Al-Hilal (300 milioni e rotti) ha aperto un’ulteriore breccia nelle paure del calcio europeo. Ne scrive, anche provocando un bel po’, il conservatore Oliver Brown sul Telegraph.
Gli arabi “sono sedotti meno dal suo mestiere che dal suo prestigio”. L’offerta “dimostra che questo è, in fondo, un gioco di potere, progettato per mostrare a quei ‘poveri’ della Premier League dove sta la vera ricchezza. Non è una tattica di offerta, ma un esercizio per far saltare tutti gli altri fuori dall’acqua. La volgarità del denaro è evidente. Ma il significato, se Mbappé acconsente a questa ultima sinecura del deserto, potrebbe essere profondo”.
Il concetto è banale. Mbappé non è una star sul viale del tramonto. Ha 24 anni, è il miglior calciatore del mondo nel pieno della sua maturità, fresco di una tripletta in una finale Mondiale. “Rappresenterebbe molto più di una semplice acquisizione di un trofeo. La conseguenza del fatto che la Scarpa d’Oro abbia scambiato un importante campionato europeo con l’Arabia Saudita sarebbe convincere altri giovani giocatori all’apice della loro carriera che si tratta di un valida tappa di carriera. E questo, per un regime che cerca disperatamente di usare lo sport per aerografare il lato più cupo della sua reputazione, non ha prezzo”.
Brown stuzzica: “Se siamo brutalmente onesti, Mbappé è stato davvero messo alla prova fino ai limiti delle sue capacità mentre giocava per sei anni nella squadra dominante in Francia? Non è senza giustificazione, se si guarda ad alcuni dei disallineamenti del Psg, che la Ligue 1 è ancora soprannominata una “lega dei contadini“.
E poi “non avrebbe nemmeno troppi rimorsi a insaponare l’immagine dei sauditi. Dopotutto, lo ha fatto abbastanza a lungo per conto degli uomini d’affari del Psg in Qatar, un altro stato autocratico che brandisce lo sport come spada”.