Crosetti: «Che tristezza un calciomercato nel quale il sogno è… Frattesi»

Su Repubblica: "Il calciomercato riflette il tempo che viviamo. La Serie A sta diventando solo l'outlet delle trattative internazionali"

frattesi

Mg Milano 13/05/2023 - campionato di calcio serie A / Inter-Sassuolo / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: esultanza gol Davide Frattesi

“Si chiamava Cristiano Ronaldo, l’aveva appena comprato la Juventus ed era tutto vero. Appena cinque anni fa. E non importa, adesso, se quell’acquisto rappresentò l’inizio dei problemi finanziari bianconeri, il classico passo più lungo della gamba: quel giorno, contava la gamba. Il calciomercato, come gran parte del calcio stesso, si nutre di sogni. E il fatto che adesso, nell’estate del 2023, le principali tifoserie stiano sognando, diciamo, e senza offesa, Davide Frattesi, 24 anni a settembre, centrocampista d’attacco del Sassuolo, ci sussurra che forse non sono passati cinque anni da Cristiano il Torinese, ma cinque secoli“.

Maurizio Crosetti su Repubblica tira un punto un po’ mesto su questo primo calciomercato. Dal quale si evince, secondo l’editorialista, la tristezza del calcio italiano.

“Mentre la Serie A – scrive – sta diventando l’outlet delle trattative internazionali (abbiamo ancora qualche firma esposta sugli scaffali, ce la strapagano ma sempre meno che se gli emiri andassero a cercare campioni in Spagna o in Inghilterra), mentre il nostro calcio viene escluso da quattro Olimpiadi e due Mondiali di seguito, mentre la crisi economica fatta impazzire dal Covid come maionese ci trasforma in remota provincia dell’impero, neppure le suggestioni del mercato portano conforto a un sistema che pure ha appena raggiunto tre finali europee su tre, perdendole”.

“E se proviamo a cercare un altro nome davvero in vetrina in questa estate di trattative, si fatica a trovarlo”. Il punto un po’ nostalgico per Crosetti è: “Quanto varrebbero oggi Del Piero e Totti, Baresi e Maldini, Roberto Baggio e Buffon? Che fine hanno fatto i fiumi di cromosomi capaci di trasportare il sublime talento nelle vene di intere generazioni? Perché siamo diventati così esangui?”

“Il mercato è un giocattolo, è la proiezione di un futuro che nella maggior parte dei casi non si realizzerà. È il regno matto dell’ipotesi, quando ogni tifoso vince il famoso scudetto dell’ombrellone, meglio se con formidabili campioni sconosciuti prima, tipo Kvaratskhelia: il godimento si moltiplica se la pepita d’oro pareva soltanto un pezzo di rame, e naturalmente se lo scudetto si avvera.
Il mercato è il divertimento grafico dei nuovi schemi delle squadre, pubblicati da giornali e siti, con gli ipotetici o nuovi arrivi scritti in neretto o tra parentesi. Il mercato è prendere appunti utili, forse, per il Fantacalcio, anche se ormai quasi tutto lo è: fantasia senza oggetto vero, proiezione mentale minima attraverso nomi minori. Tutto riflette il tempo che viviamo”.

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