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Riva: «Non ho ancora digerito il Pallone d’Oro a Rivera invece che a me»

Al CorSera: «Il mio rimpianto è non aver dato ai miei genitori niente delle soddisfazioni che mi sono tolto io, non ho potuto farli partecipare».

Riva: «Non ho ancora digerito il Pallone d’Oro a Rivera invece che a me»
Db Firenze 06/09/2010 - allenamento Nazionale Italiana gioco calcio / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gigi Riva

Il Corriere della Sera intervista Gigi Riva. Ha 78 anni e ancora oggi detiene il record assoluto di marcature nel Cagliari (con 207 reti) e anche quello dei gol firmati con la maglia azzurra (35). È stato anche «team manager» della
Nazionale, dal 1990 al 2013.

A Riva viene chiesto qual è il suo ricordo più bello. Risponde:

«Beh, lo scudetto. Avevamo festeggiato con tutta la squadra. Gli scapoli vivevano insieme in una foresteria e i tifosi
venivano anche di notte a tenerci svegli».

Oggi quale squadra piace a Riva?

«Non seguo più il calcio. Cagliari a parte, mi piace solo la Nazionale: ora, dopo il buio, si è rimessa a posto».

Le sue partite più belle?

«Le partite importanti erano quelle di campionato contro Juventus, Milan e Inter: quando le battevi era una bella soddisfazione».

Tutti volevano Riva ma lui, testardo, non ha ceduto nemmeno al miliardo offerto dalla Juve.

«Quando Arrica, il mio presidente, scoprì che non andavo, non fu contento per niente. Ma non sono testone: io ero una persona chiusa, avevo avuto un’infanzia tragica, i miei genitori erano mancati presto. Poi sono venuto a Cagliari e abbiamo costruito una gran bella cosa: lo scudetto era il sogno di ogni squadra».

E il Cagliari lo realizzò con Manlio Scopigno. Riva ricorda:

«È stato un maestro, un fratello maggiore: mi ha insegnato a vivere. Mi diceva: perché ti incavoli? Vieni, risolvi il
problema. Lo sogno ancora».

Sogna anche i suoi genitori:

«Sì, anche se so già che è impossibile ritrovarli in casa il giorno dopo e mi devo rassegnare. Mi spiace solo di non aver dato loro niente delle soddisfazioni che mi sono tolto io, non ho potuto farli partecipare, non hanno vissuto quel periodo, anni meravigliosi. È un vero dispiacere».

Riva confessa di non aver mai digerito il Pallone d’oro dato a Rivera e non a lui.

«No, non ancora. Mi era stato promesso che l’anno dopo sarebbe toccato a me e poi invece mi sono fatto male».

A quale maglia è più affezionato?

«Ne ho di tutti colori, ma per me la maglia più bella resta quella bianca, pulita, senza sponsor, dello scudetto».

Quando torna allo stadio? Riva:

«Mai più. Mi piglia l’agitazione. Invece mi devo mettere in testa che la vita è questa».

Pochi mesi fa è scomparso Pelè, due anni prima Maradona: leggende che ha conosciuto. Un giorno lontanissimo giocherete insieme in Paradiso. Riva:

«Eh, non so se sarà lontanissimo… La loro morte mi ha fatto effetto. Alla mia età prima di dormire sei un po’ teso
al pensiero: non è che la morte sia una grande cosa».

La depressione come va?

«Va e viene. Ma adesso l’ho un po’ superata».

Riva vorrebbe rinascere calciatore. Sempre in Sardegna.

«Quello che ha reso per me tutto speciale è che ero sardo tra i sardi: ovunque andassi, da Alghero o Sassari a Cagliari, ero uno di loro».

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