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Vincere il primo scudetto a 23 anni abitando a Milano

Il mio primo Napoli è stato quello di Reja. Mio padre ha visto Maradona ma anche il fallimento. Il racconto di questa stagione starordinaria

Vincere il primo scudetto a 23 anni abitando a Milano
Db Udine 04/05/2023 - campionato di calcio serie A / Udinese-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: tifosi Napoli

Questa è la storia di come un una ragazzo di 23 anni nato Napoli ma che ha sempre abitato a Milano, sta vivendo il suo primo scudetto.

Mi chiamo Lorenzo, ho 23 anni e sono un capo scout. Poche informazioni ma fondamentali per capire le emozioni e i, fortunatamente piccoli, sacrifici di quest’anno. Da che ricordo, ho sempre tifato il Napoli, nonostante vedessi la città una volta l’anno per le vacanze invernali. Il primo Napoli che mi viene in mente è quello di Reja e capitan Cannavaro, Hamšík e Lavezzi. Un Napoli appena tornato in A, appena rinato, anche se non me ne rendevo conto. Un Napoli  che si apprestava a raggiungere le prime notti europee da tanti anni.

Tutto questo per dire che sono un tifoso fortunato, per mio padre il trauma è stato il fallimento, per me un sesto posto. Ma sicuramente, mio padre poteva dire di aver visto Maradona, di aver visto il Napoli vincere per davvero, dallo scudetto ad una coppa europea. Glielo rinfacciavo sempre, in lacrime, dopo una sconfitta bruciante, dopo un’eliminazione dalla Champions con 12 punti, dopo uno scudetto perso in albergo, dopo aver visto i migliori giocatori del Napoli andarsene perché la squadra non era alla loro altezza. E lui sempre pronto a consolarmi e a dirmi di godere di quello che era stato raggiunto.

Fino a oggi a due giorni fa.

Salto indietro a Luglio 2022. Il Napoli si rivoluziona, ancora una volta cede i suoi giocatori più forti, il capitano, il più prolifico marcatore, il più forte difensore che io abbia mai visto al Napoli, il centrocampista tecnico che tante volte ci ha risolto le partite con i suoi gol. Però poco prima era stato ufficializzato un nuovo acquisto, uno sconosciuto, un georgiano. Tutti dicono che ha una tecnica incredibile, ma come ogni giovane di belle speranze, tale resta fin quando non vince.

Il Napoli è in ritiro a Dimaro in Val di Sole. Più volte siamo andati a vederlo, spesso li andiamo in vacanza. Anche l’anno prima, quando sotto la pioggia abbiamo visto un’amichevole. Un giorno infame, non tanto per la pioggia o la partita, di cui onestamente non ho memoria, ma perché persi un cimelio di inestimabile valore, una sciarpa di Cavani autografata.

Dicevo, anche quest’anno siamo andati a vedere un’amichevole, a vedere quel georgiano, e cavolo se me ne sono innamorato. In quel momento decisi che mi sarei venduto l’anima per prenderlo al fantacalcio, pur di perdere la competizione, come sto facendo d’altra parte.

Di una cosa ero felice, mentre molti tifosi non lo erano, Meret titolare. Dopo Empoli è un miracolo che giochi ancora per noi, ma io mi sono sempre affezionato ai calciatori nonostante le loro prestazioni. Lo sono con Meret, come per Lozano e Insigne. Non ci sta niente da fare, quando è amore la ragione si fa da parte.

La stagione comincia e io le prime due partite le vedo lontano da casa, in Germania da un amico di famiglia napoletano. Tutto bene, due vittorie belle con il georgiano che fa ben più di quanto ci si aspettasse. Poi arriva la Fiorentina e il primo pareggio, triste ma accettabile, poi il Lecce, triste e incazzato anche per quell’eurogol di Colombo. Da lì in poi meraviglia, e non è la fallimentare campagna del governo. Le vittorie in campionato e in Champions, un inizio di stagione incredibile, come spesso ci abitua il Napoli. Proprio in Champions arriva la prima grandissima gioia, contro il Liverpool in casa, si vince 4-1. Una partita spettacolare, se non fosse per l’infortunio del nigeriano. Entra in campo quello che in questa stagione può essere definito solo come decisivo. Simeone, entra e due minuti dopo, al suo esordio assoluto in Champions, segna. Le vie del calcio sono incredibili.

Il Napoli arriva a Milano preoccupato, il nigeriano è infortunato, e se contro i Rangers in Champions ce la siamo cavata egregiamente con Raspadori e Simeone, contro il Milan è paura. Ma in questa partita l’argentino inizia a guadagnarsi il suo aggettivo con il gol che a pochi minuti dalla fine ci regala la vittoria. I punti tra le due squadre iniziano ad essere considerevoli.

All’inizio ho detto che sono un capo scout, questo ruolo mi prende tempo e soprattutto, weekend. Lo scoutismo è ciò che sono, ciò che mi definisce, non posso ignorarlo per una partita.

Vittoria dopo vittoria arriva la pausa nazionali per il mondiale con la vittoria dell‘Argentina (un segno?). Varie teorie iniziano ad uscire, ma le leggo solo per farmi qualche risata. Con le vacanze invernali arriva il campo invernale con il mio reparto, proprio con la partita contro l’Inter, la prima sconfitta. Fa male, perché ogni sconfitta lo fa, ma si sopravvive. I fantasmi del crollo post-mondiale si avvicinano, ma il giocatori del Napoli si trasformano in Ghostbusters e rifilano 5 gol alla Juventus, la prima volta che ho pianto in  stagione. Un risultato incredibile e inimmaginabile.

Nel mentre affrontiamo e vinciamo l’andata degli ottavi di Champions con il Francoforte e si distende davanti a noi un record storico, il passaggio del primo turno a eliminazione. Un obiettivo sempre sfumato in malo modo, spesso contro squadre che poi hanno vinto la coppa (quel gol di Insigne al Bernabeu mi rimarrà impresso nella mente fin che campo). Si superano i fantasmi dello scorso anno al Castellani, si vince agilmente e con due magnifici gol contro il Sassuolo per arrivare alla partita con l’Atalanta. Partita che mi perdo perché in uscita con gli scout. La partita con il più bel gol stagionale del georgiano. Quella sera devo spegnere il telefono durante l’attività perché mio padre, giustamente, impazzisce e mi manda nel giro di pochi minuti decine di messaggi, con foto, video, reazioni, telecronache. È la prima partita che rimpiango di non aver visto non tanto per il risultato, ma più per non aver avuto la possibilità di gioire, di perdere la voce e di svegliare i vicini con lui.

Dopo queste emozioni, arriva il ritorno di Champions. In questo caso non posso mancare e allora salto una riunione con i capi del mio gruppo scout, la scusa? La storia. Il Napoli vince, il Napoli 2022/23 ha fatto qualcosa che il Napoli di Maradona non è mai riuscito, il Napoli è ai quarti di finale di Champions League. Piango per la seconda volta in stagione. La stagione è già un successo solo per questo, senza pensare alla montagna di punti che ci separano dalla seconda. A questo punto ai sorteggi si spera di prendere un’italiana o il Benfica, e tutti in Europa lo sperano. È la realtà e non si può negare. Il sorteggio di Nyon è assurdo, è Milan-Napoli e Inter-Benfica, dallo stesso lato del tabellone. Il Napoli alla prima occasione dopo aver superato gli ottavi, può arrivare a giocarsi la finale di Champions. Piango per la terza volta. I ricorsi con la coppa Uefa 88/89 sono davanti a noi.

Per aggiungere emozioni, affronteremo il Milan 3 volte in 20 giorni tra campionato e coppa. Poteva andare peggio, potevamo non essere entrambi eliminati dalla coppa Italia (altra sconfitta bruciante, soprattutto per come è arrivata) e giocare 5 volte in meno di un mese.

Come la calma prima di una tempesta arriva la pausa nazionali. Calma per modo di dire, perché il karma e la scaramanzia napoletana (ormai da tempo abbandonata visto che la città è addobbata a festa per l’avvicinarsi dello scudetto) si manifestano. Il nigeriano perde la maschera e subito dopo si fa male, distrazione. Chissà quando torna. Panico ma con cautela, perché già prima si era infortunato, e proprio con il Milan il suo sostituito ci ha fatto gioire. Napoli-Milan non si gioca, almeno il Napoli non gioca e per la prima volta in stagione subiamo più di due gol. Un sonoro 0-4. Il Napoli non scende in campo e come ci si può arrabbiare per una partita che non si è giocata? C’è addirittura chi pensa che sia tutta una tattica pre-coppa. 12 Aprile andata dei quarti di finale di Champions League e ovviamente io ho una riunione con gli altri capi scout, non la salto avendone già saltata una per gli ottavi. Ho la mia strategia, stacco il telefono e prima di entrare in casa, papà mette la partita dall’inizio e poi si nasconde, per non darmi sensazioni. Il piano funziona, io sto scoppiando dalla tensione. 2-0, espulsione di Anguissa e diffida di Kim. All’espulsione urlo e sveglio papà che mi scusa. Gli ultimi dieci minuti li guardo velocizzati, è troppo doloroso, non mi accorgo neanche dell’occasione del capitano. Piango per la quarta volta. Il ritorno lo riesco a guardare insieme a papà. 1-1 con gol allo scadere del nigeriano a darci una falsa speranza. È troppo, crollo emotivamente e piango, urlo, grido. In un momento di follia mi convinco che il Napoli perderà lo scudetto, ridanno i 15 punti alla Juve e ci raggiungono. La mia fiducia in questa stagione viene meno, e a ragione visto i trascorsi degli anni precedenti.

Sono incazzato, ma ciò che più mi da fastidio è mio padre. Lui è solo deluso e io non capisco. Ma alla base c’è quel trauma che io non ho, quel fallimento che ti fa godere di tutto ciò che c’è di più. Papà non ha mai visto un quarto di Champions, perché dovrebbe essere arrabbiato? Lì mi rendo conto che sono viziato, io il Napoli l’ho sempre visto in Europa, per me quella è la sua dimensione. Non posso accettare che ne esca.

La settimana successiva è deprimente, il Napoli è eliminato dal Milan, i miei compagni di corso che fino a quel momento non hanno mai accennato al calcio si scoprono milanisti, ridanno i 15 punti alla Juve che dobbiamo affrontare quel weekend. La Lazio seconda in classifica perde con il Torino, la Juve dovesse vincere la supererebbe. Il ritorno contro i bianconeri è diverso rispetto all’andata, la partita è bloccata. La Juve segna, ma il gol viene annullato per un fallo ad inizio azione. Ancora in avanti Cuadrado si tuffa in area, l’arbitro gli fa cenno di rialzarsi ma lui imperterrito si lamenta seduto in campo. Da questa azione parte un contropiede che porta al gol di Raspadori sulla sinistra, lì dove quel simulatore di Cuadrado dovrebbe essere. Il Napoli esplode, Napoli esplode, l’account ufficiale del Napoli twitta: “Stesso risultato Stesso minuto Finale diverso”. A 5 anni di distanza il Napoli vince di nuovo 1-0 in casa della Juve, con un gol allo scadere, un gol che all’epoca ci fece credere davvero allo scudetto. Quest’anno non è più una speranza, una possibilità, ma una certezza. Non è matematico, ma è come se lo fosse.

Piango per la sesta volta.

A Napoli i calciatori vengono accolti da campioni, scene assurde nel e sopra il pullman al ritorno in città. Uno sciame, incredibilmente coordinato di motorini scortano i loro idoli. Basterebbe un piccolo errore, una distrazione e quella festa potrebbe trasformarsi in tragedia. Ma non quella sera è un dono di Dio, è stata la mano di Dio.

Arriva quindi il primo match-point. Se la Lazio non vince contro l’Inter in cerca di punti per la zona Champions, e il Napoli vince  contro la Salernitana è fatta. Nel mentre inizio a prendere i biglietti per Napoli-Fiorentina. La scusa della comunione della cugina è troppo ghiotta.

Mi metto in coda su TicketOne. Sono tra i primi tremila, è perfetto. È il mio turno scelgo un posto in Nisida, me lo posso permettere. Felice faccio per acquistare ma il mio codice fiscale non è associato al mio account. Panico totale. È venerdì pomeriggio, il giorno dopo devo partire per un evento scout di due giorni. Uno dei più importanti dell’anno e io ne sono a capo. Non posso saltarlo e ho cose da fare. Nella foga per sbaglio, esco dalla coda e mi ritrovo ventimila persone davanti. È finita, ho perso la mia occasione.

Piango per la settima volta.

Quel sant’uomo di mio padre non si dà per vinto. Mi dà speranza e soprattutto tempo e pazienza. Mentre faccio le mie commissioni lui si mette davanti al mio pc e mentre lavora tiene d’occhio la coda. È di nuovo il mio turno, incredibilmente ci sono ancora posti in Nisida. Ricominciamo il processo ma ancora problemi. Alla fine lampo di genio, usiamo l’account di TicketOne di papà e la mia tessera del tifoso. Funziona. Ho il mio biglietto.

Quindi, due partite da gustarsi, da vedere a casa con papà e una birra.

Troppo facile. Papà parte in mezzo alla settimana e scende a Napoli e come ho già detto io ho il mio evento, forse riesco a vedermi il finale della partita del Napoli.

Mancano venti minuti alla fine della partita, la Lazio ha perso e il Napoli sta vincendo. Il Napoli è campione d’Italia. Io sono sfinito, ho caricato la macchina fino a scoppiare di tutto il materiale, ci sono delle questioni da sistemare ma possono aspettare. Apro Dazn sul telefono per vedermi il finale. Le credenziali non funzionano, panico. Accendo la macchina per sentirla alla radio. Il motore non parte, ma la batteria si, giusto per sentire la radio. La batteria è sotterrata dal materiale, il solo pensiero di svuotare tutto per farla partire mi uccide. Ma anche questo può aspettare. Il Napoli sta vincendo. La radiocronaca è di quel fenomeno di Repice, ma è in contemporanea con la partita del Sassuolo. Manca poco. Dia segna un gol spettacolare. La festa è rimandata. Manca poco. Il regista della radio dà carta bianca a Repice. Ovvio sono i minuti che potrebbero dare lo scudetto. Manca poco, pochissimo. Palla in area della Salernitana, l’azione è concitata, qualcuno sta per tirare. Rigore per il Sassuolo. Io sto aggrappato al volante della macchina testa sul clacson e quel radiocronista interrompe la cronaca che potrebbe diventare leggendaria. Urlo oscenità, fortunatamente non ci sono più ragazzi intorno a me. Non importa, l’azione è inutile e la partita finisce in parità. Me ne torno stanco a casa combattuto tra le emozioni. Vero non abbiamo vinto il campionato quel giorno, ma questo vuol dire che potrò vedermi Udinese-Napoli a casa, e soprattutto nel caso vada tutto nel verso giusto, accogliere i campioni d’Italia al Maradona.

È giovedì sera, torno da lezione e decido di andare in palestra, non è la prima volta che vado prima di una partita, era successo anche contro il Milan al ritorno in Champions.

L’Udinese fa la sua partita e segna, un buco difensivo. Sono arrabbiato, ma tranquillo. Basta il pareggio.

E poi al minuto 52. Anguissa crossa in mezzo, la palla passa, arriva sui piedi di Kvaratskhelia che tira, parata semi miracolosa ma che rimbalza in mezzo e lì, pronto a scrivere la storia, Osimhen tira e segna il gol scudetto. Il Napoli è campione d’Italia. Il campo al triplice fischio viene invaso. Il Maradona gremito di tifosi accorsi a vedere la partita sui maxischermi esplode. In tutto il mondo la gioia è incontenibile.

Io, non piango.

Sono scioccato, mia madre mi abbraccia perché sa quanto sia importante per me.

Dopo qualche minuto chiama papà, sento la sua voce spezzarsi, solo altre due volte so che ha pianto, ed entrambe le volte è stato per motivi tremendi, fatti che hanno scosso la nostra famiglia. Ma stasera no, stasera è pura gioia. Nonostante tutto non crolla, è lì al telefono, nessuno dei due riesce a parlare, mi dice poche parole e allora io crollo.

Piango incontrollabilmente. Piango perché mi rendo conto di cosa sia successo, ma soprattutto piango perché avrei voluto essere con lui, abbracciarlo condividere questa emozione. Ma non posso, siamo a 800 km di distanza. Glielo sbiascico, altro non riesco a fare, e poi chiudo la chiamata dicendogli che ci saremmo visti sabato.

La notte prosegue con io che guardo il post-partita e i festeggiamenti in televisione finché non crollo dal sonno, mentre mando video e foto che trovo su Twitter. Papà pure lui mi manda foto e video, solo che le sue sono di prima mano, è per le strade, in funicolare centrale, in piazza Plebiscito.

Siamo felici.

Mentre scrivo questo sono in treno, sabato mattina, mentre scendo verso Napoli. Ovviamente in ritardo, ma non importa. Gli eventi importanti sono domani. La mattina la comunione di mia cugina, il pomeriggio allo stadio, per la prima volta da solo, per la prima volta nella mia vita con il Napoli campione d’Italia.

Domani sarà un altro racconto.

P.S. In questa stagione di coincidenze, aggiungo la mia personale. Due volte sono andato in palestra prima di una partita. Entrambe le partite sono finite 1-1. Entrambi i gol del Napoli sono stati segnati da Osimhen. Le conseguenze sono diametralmente opposte, ma mi accontento.

FORZA NAPOLI SEMPRE

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